Io robot

I, Robot

7,0

2004

Regia: A.Proyas

Genere: Fantasia

Genere: Thriller

CAST

Will Smith

Bridget Moynahan

Bruce Greenwood

Chi McBride

Alan Tudyk

James Cromwell

Peter Shinkoda

Emily Tennat

Shia LaBeouf

Scott Heindl

David Haysom

Aaron Douglas



IO, ROBOT
Anno 2004
Titolo Originale I, ROBOT
Durata 115
Origine USA
Colore C
Genere FANTASCIENZA, THRILLER
Tratto da ISPIRATO AI RACCONTI DI ISAAC ASIMOV
Produzione 20TH CENTURY FOX, DAVIS ENTERTAINMENT, LAURENCE MARK PRODUCTIONS, CANLAWS PRODUCTIONS, OVERBROOK ENTERTAINMENT
Distribuzione 20TH CENTURY FOX ITALIA
Data uscita 22-10-2004
Regia
Alex Proyas
Attori
Will Smith Detective Del Spooner
Bridget Moynahan Dott.Ssa Susan Calvin
Bruce Greenwood Lawrence Robertson
Chi McBride Tenente John Bergin
Alan Tudyk Sonny
James Cromwell Dott. Alfred Lanning
Peter Shinkoda Chin
Emily Tennat Sarah Lloyd
Shia LaBeouf
Scott Heindl
David Haysom
Aaron Douglas Assistente Di Robertson
Soggetto
Isaac Asimov
Jeff Vintar
Sceneggiatura
Jeff Vintar
Akiva Goldsman
Fotografia
Simon Duggan
Musiche
Marco Beltrami
Montaggio
William Hoy
Richard Learoyd
Armen Minasian
Scenografia
Patrick Tatopoulos
Costumi
Elizabeth Palmer
Liz Keogh
Effetti
Mike Vézina
Digital Domain
John Nelson
Patrick Tatopoulos Design Inc.
Trama Il detective Del Spooner è chiamato a investigare sulla morte del dottor Miles Hogenmiller, un brillante scienziato della U.S. Robotics che stava lavorando a un nuovo tipo di robot, chiamato 'Sonny', dotato di un cervello simile a quello umano. Con l'aiuto della dottoressa Susan Calvin, psicologa esperta di intelligenze artificiali, deve cercare di svelare il mistero che si cela dietro quello che apparentemente sembra essere un omicidio commesso per mano di un robot...
Note - CANDIDATO ALL'OSCAR 2005 PER I MIGLIORI EFFETTI VISIVI (JOHN NELSON, ANDY JONES, ERIK NASH, JOE LETTERI).
Critica "L'australiano Proyas ('Dark City', 'Il corvo') sa prendere lo spettatore alla gola giocando su due fondamenti del terrore: l'Indistinto (nugoli di robot assassini, come lo sciame di piovre di 'Matrix 3' o i mostri infiniti di 'Aliens'); e il Diverso, anzi il quasi-umano e in quanto tale ancora più inquietante. Onore al robot disegnato da Patrick Tatopoulos, che non solo sogna e conta balle, ma soffre di accessi di collera violenta, come il più imperfetto degli umani. Ed esprime sentimenti come inganno, malizia, minaccia, intesa, tristezza... Altro che nascita della coscienza (e rivolta degli schiavi, come già in 'Metropolis' o 'Fight Club'). Il vero tema del film è la nostra capacità di simulare e riprodurre le emozioni più intime. A che scopo? Forse 'Io, robot' non parla del futuro, ma del presente." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 22 ottobre 2004)
"Il regista australiano Alex Proyas ('Dark City', 'Il corvo') si confronta in 'Io, robot' con un must della fantascienza, riveduto e corretto da classici moderni come 'Star Wars', 'Terminator' o 'A.I. Intelligenza Artificiale' e, costeggiando la routine d'azione rinforzata dagli effetti speciali, propone uno spettacolo abbastanza riuscito e divertente. Certo la densità concettuale di Isaac Asimov, racchiusa nell'omonima raccolta di racconti (1941-1950), viene scavalcata da un copione che ne sfrutta solo le atmosfere e si sviluppa in modo autonomo; eppure l'aggiornato intrigo poliziesco conta sul notevole ritmo di sparatorie e inseguimenti e su di un'ingegnosa combinazione degli elementi visivi e scenografici basilari del genere. (...) L'aspetto più trito del film riguarda il ribellismo alla 'Metropolis' dei robot e l'annesso volantino anti-industriale; anche se, a pensarci bene, il più ferrigno e leninista del lotto è proprio il palestrato protagonista, a sua volta in parte robot, che non si fida delle lattine, reagisce, s'accanisce e schiaccia le loro aspirazioni libertarie. (Valerio Caprara, 'Il Mattino', 23 ottobre 2004)
"Se la pagina di Asimov è densa di umori di sessant'anni fa, il film di Proyas lo è di quelli degli ultimi venti. Ma una trovata di sceneggiatura salva il film dalla banalità: mettere accanto alla robopsicologa un poliziotto manesco e mammone, cacciatore di robot, visibilmente discendente di vecchi schiavi e visibilmente ostile ai nuovi. Infatti il neoarrivato la libertà non vuol sempre condividerla ulteriormente. E poi c'è sempre qualcuno prima e dopo nella scala gerarchica. Chi è dopo non è necessariamente migliore di chi è prima. E viceversa. Tenerlo presente rende 'Io, robot' qualcosa di più del rifacimento di 'Blade runner', ma non lo rende un bel film." (Maurizio Cabona, 'Il Giornale', 22 ottobre 2004)
"Associata a quella di Asimov, la fantasia visionaria di Alex proyas ('Il corvo', 'Dark City') avrebbe potuto fare grandi cose. Invece il regista si è limitato a confezionare un film d'azione ad alta tecnologia mettendo il pilota automatico: buon senso della logistica dell'inquadratura, inseguimenti mozzafiato, un migliaio di effetti visivi; ma, sostanza, poca. Senza aspettarsi riflessioni risolutive circa 'evoluzione delle macchine e i loro rapporti con l'umano, qualcosa di più del solito blockbuster sembrava legittimo aspettarselo. Né 'Io, robot' si sforza di aprire parentesi sul fronte sentimentale, dato che i rapporti tra il poliziotto e la sua assistente Susan sono meccanici come il resto. In un mondo di robot umanizzati e di star umane utilizzate come robot, il migliore in campo è l'attore sconosciuto Alan Tudyk, la cui mimica fa muovere il robot NS-5, creatura integralmente digitale." (Roberto Nepoti, 'la Repubblica', 22 ottobre 2004)
"Sul tema del mondo dei robot, incubo obbligatorio del nostro futuro, si sono provati tutti, da Sordi (la sua 'Caterina', per uso domestico) a 'Terminator', dalla Kidman meccanica al prossimo 'Sky Captain'. Ma è su 'Io, robot' che s'accende la querelle: ispirato più al cine soggetto di 'Hardwired' che a 'Iniziativa personale', un racconto di Asimov ripubblicato da Mondadori, il film di Alex Proyas, il dark autore del 'Corvo', si vanta dei mille effetti visivi speciali (cui va aggiunta la pubblicità pochissimo occulta). Nonostante le tre leggi kantiane robotiche del libro, esso rischia di confondersi tra i troppi film al computer dove vince l'etica del trucco, le suadenti visioni di una società clonata a misura di robot, che saranno anche direttori d'orchestra. (...) Agendo solo con le macchine, anche il film è meccanico, senza sangue né polso e si concede le solite stravaganze spettacolari come il lungo inseguimento d' auto. 'Io, robot' è un involucro vuoto dal rumore metallico, seducente come traiettoria futurista di linee, grafica e rumori. Sembra una macchina celibe che non induce in tentazione né filosofica né sentimentale: qualche stupore però nessuna commozione." (Maurizio Porro, 'Corriere della Sera', 23 ottobre 2004)