Festa di laurea

7,0

1985

Regia: P.Avati

Genere: Commedia

CAST

Aurore Clément

Nik Novecento

Lidia Broccolino

Davide Celli

Dario Parisini

Luisa Morandini

Cesare Barbetti

Luciano Turi

Roberto Nobile

Ferdinando Orlandi

Cristina Paris

Gioia Scola

Fiorenza Tessari

Adriana Innocenti

Carlo Delle Piane

Sebastiano Lo Monaco



FESTA DI LAUREA
Anno 1985
Durata 96
Origine ITALIA
Colore C
Genere COMMEDIA
Specifiche tecniche PANORAMICO A COLORI
Produzione DUEA FILM, DANIA FILM, FILMES INTERNATIONAL, NATIONAL CINEMATOGRAFICA
Distribuzione DMV - AVO FILM
Regia
Pupi Avati
Attori
Carlo Delle Piane Vanni Porelli
Aurore Clément Gaia
Nik Novecento Nicola Porelli
Lidia Broccolino Sandra
Davide Celli Davide
Dario Parisini Dario
Luisa Morandini
Cesare Barbetti
Sebastiano Lo Monaco
Luciano Turi
Roberto Nobile
Ferdinando Orlandi
Cristina Paris
Gioia Scola
Fiorenza Tessari
Adriana Innocenti
Soggetto
Pupi Avati
Antonio Avati
Sceneggiatura
Pupi Avati
Antonio Avati
Fotografia
Pasquale Rachini
Musiche
Riz Ortolani
Montaggio
Amedeo Salfa
Trama 1950. Vanni Porelli, un uomo non più giovane ma semplice, aiutato dal vecchio padre fornaio e dal figlio Nicola, ha messo su un piccola pasticceria nella campagna riminese. Inaspettatamente Vanni viene convocato da Gaia, una bella signora di città, la quale ha deciso di affidare a lui, di cui ha piena fiducia, il restauro della sua villa, che la guerra, gli sfollati ed i barboni di passaggio hanno ridotto in uno stato disastroso. Da prima Vanni dice di no (come farà a rimettere tutto in sesto, senza esperienza e con scarsi aiuti ancora da trovare, tra muri cadenti, brandelli di tappezzeria e tubature che perdono, il tutto immerso in un giardino che è diventato una giungla?) poi, tuttavia, finisce con il cedere: la bella Signora vuole inaugurare la villa rinnovata con una grande festa per sua figlia Sandra, che deve laurearsi, una festa che ne ricordi un'altra, che tanti anni prima il brav'uomo (figlio della cuoca di famiglia ed uomo tuttofare) aveva organizzato per la padrona. Ma Vanni Porelli cede soprattutto perché c'è nella sua vita un ricordo, un momento magico inobliabile: il 18 giugno 1940, sentendo alla radio la notizia della entrata in guerra dell'Italia, la giovane Gaia, in un momento di eccitazione, gli dette un bacio. Sono dieci anni che il culto di quell'istante ha fatto presa nel cuore ingenuo di Vanni, illuminando gli esigui orizzonti della sua vita. Così l'uomo si mette al lavoro: la villa dovrà essere restaurata a dovere, il giardino riprenderà il suo incanto ordinato e tutto dovrà essere fatto, affinché la festa della laureanda Sandra si risolva, in un certo senso, nel bis di una festa per sua madre. Aiutato dal suo impacciato candido figliolo e da due ragazzi (adottati dalla moglie, da cui Porelli vive separato), l'uomo si trova a combattere anche con ostacoli imprevedibili e bizzarri, quali turisti e villeggianti abusivi, che da anni lasciano Bologna per passare sul posto abbandonato e inselvatichito le loro giornate di vacanza (ma lui è buono e tollerante e finisce che se li fa amici); anticipa soldi suoi (mentre gli sprezzanti padroni neppure sembrano rendersi conto a pieno del suo impegno): noleggia personale di servizio e livree, ingaggia un capo cameriere e perfino una orchestrina di dilettanti. A Gaia, che fa solo una fugace e superficiale apparizione sui lavori, Vanni trova alla fine il coraggio di ricordare in termini pur discreti quel giugno del '40 e quel suo bacio ma la donna si prende gioco di lui e lo lascia agli ultimi preparativi. Intanto Nicola, durante una incursione di Sandra e delle sue amiche, ha conosciuto la figlia di Gaia ma, timido com'è, non ha fatto nemmeno la più goffa delle "avances", anche se il padre vorrebbe incoraggiarlo verso di lei. Il giorno della festa finalmente arriva; Gaia dà una occhiata frettolosa a tutto ciò che è stato fatto e predisposto ed è pure presente il marito, un uomo squallido ed arrogante (che la tradisce con la segretaria e che Vanni, anche per questo, cordialmente detesta). Ma improvvisamente tutto va a rotoli: Sandra ha mentito, essa non si è per niente laureata (è venuto fuori che aveva alterato alcuni voti sul libretto universitario) e i molti ospiti lo sanno perfettamente: la pastasciutta (preparata dal vecchio fornaio) è pessima, l'orchestrina assai modesta, mentre un fastidioso avvocato cineamatore impazza nel fare un filmino della bella festa, che rimarrà così eternata nella finzione di volti naturalmente felici e di sorrisi forzatissimi. Vanni vede crollare il suo castello di sogni e, nella sua dignità, rifiuta perfino il saldo dovutogli. Rimasto solo nel giardino, egli accende i festoni di lampadine che aveva preparato per "lei", distratta, altezzosa ed ingrata, ma ancora e per sempre "lei". E, all'alba, se ne torna al freschissimo pane del suo forno per gustarne la fragranza, insieme a Nicola e a quei due simpatici "orfani", che lo hanno bravamente aiutato a far rifiorire, malgrado tutto, un meraviglioso, irripetibile momento.
Note DAVID DI DONATELLO 1986 PER MIGLIOR MUSICISTA).
NEL CAST GIOIA SCOLA E' ACCREDITATA COME GIOIA MARIA SCOLA.
Critica "Delicata, romantica commedia di sentimenti, fatta di palpiti e rossori, raccontata in punta di piedi, come è nello stile di Pupi Avati. Sicuramente godibile, anche se non vale la precedente 'Gita scolastica', cui somiglia come una goccia di vino. Probabilmente personaggi candidi come quello misurato di Carlo Delle Piane esistono unicamente nelle favole, ma fa piacere ogni tanto incontrarne uno". (Massimo Bertarelli, 'Il Giornale', 26 ottobre 2002)