Il paziente inglese

The English Patient

7,3

1996

Regia: A.Minghella

Genere: Romantico

CAST

Ralph Fiennes

Juliette Binoche

Willem Dafoe

Kristin Scott

Naveen Andrews

Colin Firth

Julian Wadham

Jürgen Prochnow

Kevin Whately

Clive Merrison

Nino Castelnuovo

Geordie Johnson

Peter Rühring

Torri Higginson

Liisa Repo-Martell

Hichem Rostom



IL PAZIENTE INGLESE
Anno 1996
Titolo Originale The English Patient
Durata 160
Origine USA
Colore C
Genere ROMANTICO
Specifiche tecniche 35 MM, DE LUXE
Tratto da tratto dal romanzo omonimo di Michael Ondaatje
Produzione SAUL ZAENTS PER MIRAMAX FILMS, J&M ENTERTAINMENT, TIGER MOTH PRODUCTIONS
Distribuzione CECCHI GORI DISTRIBUZIONE (1997) - CECCHI GORI HOME VIDEO.
Regia
Anthony Minghella
Attori
Ralph Fiennes Conte Laszlo de Almásy
Juliette Binoche Hana
Willem Dafoe David Caravaggio
Kristin Scott Thomas Katherine Clifton
Naveen Andrews Kip
Colin Firth Geoffrey Clifton
Julian Wadham Madox
Jürgen Prochnow Maggiore Muller
Kevin Whately Hardy
Clive Merrison Fenelon-Barnes
Nino Castelnuovo D'Agostino
Geordie Johnson Oliver
Peter Rühring Bermann
Torri Higginson Mary
Liisa Repo-Martell Jan
Hichem Rostom Fouad
Soggetto
Michael Ondaatje
Sceneggiatura
Anthony Minghella
Fotografia
John Seale
Musiche
Gabriel Yared
Montaggio
Walter Murch
Scenografia
Stuart Craig
Arredamento
Stephanie McMillan
Costumi
Ann Roth
Effetti
Richard Conway
Dennis Lowe
The Moving Picture Company
The Computer Film Company
Digital Film
Jim Henson's Creature Shop
Trama Alla fine della seconda guerra mondiale, un uomo gravemente ferito viene condotto da Hana, infermiera franco-canadese, in un monastero diroccato in Toscana. Il paziente, con un filo di voce, dice di non ricordare niente di sé e del proprio passato l'unico indizio per capire qualcosa è un libro che si porta dietro, una copia delle storie di Erodoto. Nel monastero arriva poco dopo un altro canadese di nome Caravaggio che ha le mani coperte a metà e non vuole rivelarne il motivo. Ma ben presto viene fuori che Caravaggio è stato in Nord Africa durante la guerra, e che proprio lì il paziente è stato ferito. Sul filo del ricordo, si dipana allora la storia che aveva visto alla fine degli anni Trenta il paziente, ossia il conte d'origine ungherese Laszlo, entrare nel gruppo della Royal Geographic Society che doveva disegnare le mappe delle zone desertiche, e qui innamorarsi, ricambiato, della bella Katherine, moglie dell'aristocratico Geoffrey, entrambi nella spedizione. Poi lo scoppio della guerra, la difficoltà di conciliare la storia d'amore con le necessità militari, i doveri contro il nemico, le differenze di nazionalità: Katherine resta sola nel deserto e muore abbandonata, Laszlo è ferito, Hana lo cura con pazienza ma quando si capisce che tutto è inutile, è Laszlo stesso ad invitarla a porre fine alla sua sofferenza. Hana però, da quel tragico episodio, trova la forza per andare avanti e cominciare una nuova vita.
Note - REVISIONE MINISTERO FEBBRAIO 1997.
- 9 OSCAR 1998: MIGLIOR FILM, MIGLIORE REGIA, MIGLIOR ATTRICE NON PROTAGONISTA (JULIETTE BINOCHE), MIGLIORE FOTOGRAFIA, MIGLIORE SCENOGRAFIA, MIGLIORE SONORO, MIGLIORE COLONNA SONORA, MIGLIORI COSTUMI, MIGLIOR MONTAGGIO.
- ORSO D'ARGENTO 1997 A JULIETTE BINOCHE COME MIGLIOR ATTRICE.
- VINCITORE DI 2 GOLDEN GLOBE 1997, COME MIGLIOR FILM DRAMMATICO E MIGLIORE COLONNA SONORA.
Critica "Lasciamo l'estenuante finale alle signore, che si commuoveranno per 'Il paziente inglese' senza curarsi della recitazione da spot pubblicitario, della sceneggiatura da fotoromanzo e della nessuna verosomiglianza. Spiace solo che le più giovani torneranno a casa convinte che la Libia fosse una colonia tedesca e l'Italia una colonia canadese. (Maurizio Cabona, 'Il Giornale', 6/3/97)
"Il film, diretto dall'inglese Anthony Minghella all'interno, però, delle strutture hollywoodiane, salvo un po' di mistero nella prima parte (sul 'paziente' e sui suoi precedenti), imbocca presto le vie battutissime ultracommerciali degli 'strappalacrime', privilegiando, nei modi, e nel gusto, soprattutto il kitch. Anche se molte tecniche (fotografia e musiche, specialmente) sono ineccepibili e se gli interpreti, spesso, sono di primordine". (Gian Luigi Rondi, 'Il Tempo', 9/3/97)