Sussurri e grida

Viskiningar och rop

8,0

1972

Regia: I.Bergman

Genere: Drammatico

CAST

Harriet Andersson

Ingrid Thulin

Liv Ullmann

Kari Sylwan

Georg Årlin

Erland Josephson

Henning Moritzen

Anders Ek

Inga Gill

Linn Ullmann

Greta Johansson

Rosanna Mariano

Ann-Christin Lobråten

Lars-Owe Carlberg

Karin Johansson

Lena Bergman

Börje Lundh

Monika Priede

Ingrid Von Rosen



SUSSURRI E GRIDA
Anno 1972
Titolo Originale Viskningar och rop
Altri titoli Cries and Whispers
Cries & Whispers
Durata 90
Origine SVEZIA
Colore C
Genere DRAMMATICO
Specifiche tecniche 35 MM, PANORAMICA, EASTMANCOLOR
Produzione CINEMATOGRAH AB, SVENSKA FILMINSTITUTET
Distribuzione MEDUSA - SAN PAOLO AUDIOVISIVI
Musiche da Johann Sebastian Bach, Frédéric Chopin
Vietato 14
Regia
Ingmar Bergman
Attori
Harriet Andersson Agnes
Ingrid Thulin Karin
Liv Ullmann Maria/La madre di Maria
Kari Sylwan Anna
Georg Årlin Frederik, marito di Karin
Erland Josephson David, il dottore
Henning Moritzen Joakin, marito di Maria
Anders Ek Isak, il pastore
Inga Gill La narratrice di fiabe
Linn Ullmann La figlia di Maria
Greta Johansson Donna che veste i morti
Rosanna Mariano Agnes da bambina
Ingrid von Rosen Spettatrice alla proiezione di immagini
Ann-Christin Lobråten Spettatrice alla proiezione di immagini
Lars-Owe Carlberg Spettatore alla proiezione di immagini
Karin Johansson Donna che veste i morti
Lena Bergman Maria da bambina
Börje Lundh Spettatore alla proiezione di immagini
Monika Priede Karin da bambina
Soggetto
Ingmar Bergman
Sceneggiatura
Ingmar Bergman
Fotografia
Sven Nykvist
Montaggio
Siv Lundgren
Scenografia
Marik Vos-Lundh (Marik Vos)
Costumi
Marik Vos-Lundh (Marik Vos)
Trama In una villa immersa nei colori autunnali di un parco alla periferia di Stoccolma, la quarantenne Agnes sta morendo di cancro. Al suo capezzale sono accorse le sorelle, Karin e Maria, da tempo lontane. Sposata con un uomo più anziano di lei, Karin è una donna impietosa, che odia il prossimo e ha un forte disgusto per ogni contatto fisico. Maria, più giovane, è una donna estroversa preoccupata solo di sé e della sua bellezza. Nell'ombra, silenziosa e trepida, si muove Anna, la governante, che, poiché ha perduto una figlia è la più vicina alla sofferenza della sua padrona. Agnes muore, ma durante la veglia funebre le sorelle odono levarsi dal suo cadavere grida disperate di invocazione. Sia Karin, però, chiusa nel suo egoismo, sia Maria, che fugge terrorizzata, non hanno più nulla da dare ad Agnes, ed è ancora Anna a prendere tra le sue braccia quel povero corpo e a consegnarlo placato al riposo eterno. Dopo un tentativo di comunicare fra loro, nel quale sono state per un attimo vicine, Karin e Maria si dividono per sempre. Nella casa vuota, e che dovrà abbandonare, Anna sfoglia il diario di Agnes, ritrovandovi le immagini di un passato in cui le tre sorelle, ancora unite, godevano della loro fragile felicità .
Note - PRIMA PROIEZIONE 5-3-1973.
- OSCAR 1973 PER LA MIGLIOR FOTOGRAFIA.
- DAVID 1974 PER MIGLIORE REGISTA STRANIERO (INGMAR BERGMAN) E DAVID SPECIALE A HARRIET ANDERSSON, INGRID THULIN, LIV ULLMANN E KARI SYLWAN.
- GRAN PREMIO DELLA COMMISSIONE SUPERIORE TECNICA AL FESTIVAL DI CANNES 1973.
Critica "Con questo film Bergman torna a quei temi che improntano di sé tanta parte della sua opera: il significato della morte e della vita. Il silenzio di Dio, la comunicazione tra gli uomini. Quattro donne si ritrovano a confrontarsi con la morte. E', per ciascuna, il momento della verità. E' dal significato che hanno dato alla vita che dipende la loro risposta alla morte. Agnes, la morente, ha creduto che la vita fosse felicità di stare insieme, di godere delle stagioni e dei loro colori, di toccarsi, di comunicarsi il calore dei corpi. Ha paura del gelo della morte, della solitudine della carne, della corruzione cui questa è destinata. Composta sul letto funebre, torna a invocare le sorelle, quasi volesse portarle con sé. Si placa solo tra le calde accoglienti braccia di Anna. Karin odia la morte perché odia la vita ('un tessuto di menzogne'): con un coccio di bicchiere si lacera il grembo, simbolo appunto della vita. Non dà, né vuole ricevere. Vorrebbe non esistere. Maria ha un'altra specie di aridità: vive della propria immagine, riflessa da uno specchio o da occhi maschili. Nel suo egoismo infantile, dà solo il suo corpo, per averne piacere (talvolta, è anche capace di aprirsi al prossimo, ma per poco). Odia la morte, come odierebbe uno specchio mostruoso, che le rinviasse deformati e corrotti i suoi bei lineamenti. Anna, l'umile, silenziosa, ubbidiente cameriera di Agnes, è la sola ad accettare la morte, poiché ha accettato la vita, di cui possiede il segreto che la rende sopportabile: viverla donandosi, amando, avendo pietà, mentre per chi si rinchiude nella gabbia dell'egoismo e dell'indifferenza, il silenzio di Dio è riempito soltanto dagli urli agghiaccianti della morte. Tra i più alti di Bergman e del cinema in genere, questo film è di una eccezionale sapienza stilistica. Tutti i suoi elementi - dalle immagini di estrema bellezza, alla perfetta scansione dei 'tempi' e alla impeccabile fusione tra realtà e brani onirici - concorrono a farne un'opera di vera e propria poesia. Assecondato perfettamente da grandi interpreti, Bergman raggiunge risultati straordinari soprattutto nel ritratto delle quattro donne, frugate in ogni risvolto psicologico." (Segnalazioni Cinematografiche, vol. 75, 1973)