La leggenda del santo bevitore

6,9

1988

Regia: E.Olmi

Genere: Allegoria

CAST

Sophie Segalen

Anthony Quayle

Dominique Pinon

Cecile Paoli

Rutger Hauer

Sandrine Dumas

Franco Aldighieri

Joseph De Medina

Jean Maurice Chanet



LA LEGGENDA DEL SANTO BEVITORE
Anno 1988
Altri titoli THE LEGEND OF THE HOLY DRINKER
Durata 125
Origine ITALIA
Colore C
Genere ALLEGORICO
Specifiche tecniche PANORAMICA A COLORI
Tratto da DAL RACCONTO "DIE LEGENDE DES BEILINGES TRINKERS" DI JOSEPH ROTH
Produzione AURA FILM; CECCHI GORI GROUP TIGER CINEMATOGRAFICA; RAIUNO
Distribuzione COLUMBIA TRISTAR ITALIA - VIVIVIDEO, CECCHI GORI HOME VIDEO (GLI ORI)
Regia
Ermanno Olmi
Attori
Sophie Segalen
Anthony Quayle
Dominique Pinon
Cecile Paoli
Rutger Hauer Andreas Kartak
Sandrine Dumas
Joseph De Medina
Jean Maurice Chanet
Franco Aldighieri
Soggetto
Joseph Roth
Sceneggiatura
Ermanno Olmi
Tullio Kezich
Fotografia
Dante Spinotti
Musiche
Igor Stravinskij
Montaggio
Ermanno Olmi
Trama Ricoprendosi di giornali per proteggersi dal freddo della notte, vive sotto i ponti di Parigi un barbone ancora giovane: è Andreas Kartak, un ex-minatore espulso da un Paese dell'Europa centrale per un fatto di sangue, che vivacchia tra lavoretti precari e bottiglie di vino. Un distinto signore gli offre un giorno duecento franchi: Andreas ha fame e avendo l'altro, a quanto afferma, un grosso debito con Santa Teresa di Lisieux, è insistentemente pregato di aiutarlo ad assolverlo. Il giovanotto restituirà la somma nella Chiesa di Santa Maria di Batignolles, dove c'è una statuina di Teresa. Andreas è uomo limpido ed onesto e si fa uno scrupolo di tenere fede all'impegno. Ma una serie di circostanze e di eventi lo obbliga a rinviare più volte l'appuntamento. Per di più, il denaro gli arriva a volte curiosamente da varie parti (e in maniera anche fortuita): un sarto, incontrato in un caffè e che deve traslocare, gli offre due giornate di lavoro, si fida di lui e gli dà in anticipo la metà del pattuito; un compatriota, amico di gioventù, ora rinomato e ricco boxeur lo riveste da capo a piedi e gli paga l'alloggio. Capitano pure ben mille franchi in un portafoglio trovato da un flic sull'asfalto e consegnato al biondo barbone, ritenutone proprietario legittimo. Andreas incontrerà poi la donna per la quale, geloso, aveva ucciso il compagno di lavoro in miniera. Successivamente avrà modo di conoscere una giovanissima ballerina che dorme nel suo albergo: una allegra evasione (ma lei lo deruba di tutti i soldi). E, ancora una volta, proprio quando è già nella navata della Chiesa di Batignolles, i duecento franchi Andreas li mette generosamente nelle mani di un bizzarro amico dei tempi perduti, beone come lui, che si dichiara in stato di bisogno. Malgrado tutto ciò, l'esiliato è cosciente che non mancherà al proprio dovere. E li continua a bere nei bistrot dove ormai tutti lo conoscono e nell'ebbrezza rivede la propria terra, i vecchi genitori, quella donna che gli piaceva, mille volti più o meno noti e rimastigli cari. E' come se salutasse tutto e tutti. Gli pare anche di vedere una ignota ragazzetta dagli occhi neri e dolcissimi, che tutta vestita a festa gli era apparsa un giorno sotto un ponte in un'altra visione: si chiama Teresa. La mattina dell'ultima domenica, la piccola entra davvero nel caffè antistante la Chiesa di Batignolles, per attendervi i genitori. Andreas, ormai saturo di vino e al termine delle sue esperienze di vita, offre a lei stupita i duecento franchi del proprio debito con la Santa. Poi scivola sul pavimento. Morirà nella sacrestia della Chiesa, fedele - con qualche comprensibile ritardo (la sua fragilità di uomo) - a quell'appuntamento che lo sconosciuto signore - dandogli fiducia - gli aveva fissato con Teresa di Lisieux.
Note LEONE D'ORO ALLA MOSTRA DEL CINEMA DI VENEZIA 1988 - NASTRO D'ARGENTO PER LA MIGLIOR REGIA - 4 DAVID DI DONATELLO 1989 : MIGLIOR REGIA, MIGLIOR FILM, MIGLIOR MONTAGGIO (ERMANNO OLMI), MIGLIOR FOTOGRAFIA (DANTE SPINOTTI)
Critica La leggenda del santo bevitore non è forse il più bel film di Ermanno Olmi ma è sicuramente quello nel quale i temi e i valori del regista si rivelano con maggiore chiarezza e semplicità. (L'Espresso)
Questo è uno di quei film che ti regalano vitalità. (Francesco Bolzoni, Avvenire)
Olmi pone come sua epigrafe "conceda Dio a tutti noi, a noi bevitori, una morte così lieve e bella". Conceda Dio a tutti i film un finale così lieve e bello. (Alberto Frassino, La Repubblica)
Il film è riuscito a fondere in un unico impasto il professionismo dei due protagonisti con il dilettantismo dei molti anonimi che hanno accettato di recitarvi una parte. (La Stampa)