In nome della legge

7,3

1949

Regia: P.Germi

Genere: Drammatico

CAST

Massimo Girotti

Jone Salinas

Charles Vanel

Camillo Mastrocinque

Saro Urzì

Guido Medici

Francesco Navarra

Carmelo Oliviero

Alfio Macrì

Peppino Spadaro

Aldo Sguazzini

Pietro Sabella

Turi Pandolfini

Nadia Niver

Bernardo Indelicato

Luigi Abbene

Saro Arcidiacono

Ignazio Balsamo

Natale Cirino

Nanda De Santis



IN NOME DELLA LEGGE
Anno 1949
Durata 99
Origine ITALIA
Colore B/N
Genere DRAMMATICO
Tratto da TRATTO DAL ROMANZO "PICCOLA PRETURA" DI GIUSEPPE GUIDO LO SCHIAVO
Produzione LUIGI ROVERE PER LA LUX FILM (1948)
Distribuzione LUX FILM - FONIT CETRA VIDEO, NUOVA ERI, VIVIVIDEO, PANARECORD
Regia
Pietro Germi
Attori
Massimo Girotti Pretore Guido Schiavi
Jone Salinas Baronessa Teresa Lo Vasto
Charles Vanel Turi Passalacqua
Camillo Mastrocinque Barone Lo Vasto
Saro Urzì Maresciallo Grifo'
Guido Medici
Francesco Navarra Vanni Vetriolo
Carmelo Oliviero
Alfio Macrì
Peppino Spadaro Avvocato Faraglia
Aldo Sguazzini
Pietro Sabella Gallinella
Turi Pandolfini Don Fifi'
Nadia Niver Bastianedda
Bernardo Indelicato Paolino
Luigi Abbene
Saro Arcidiacono Il Cancelliere
Ignazio Balsamo Francesco Messana
Natale Cirino
Nanda De Santis Lorenzina
Soggetto
Giuseppe Mangione
Guido Lo Schiavo
Sceneggiatura
Mario Monicelli
Federico Fellini
Tullio Pinelli
Giuseppe Mangione
Pietro Germi
Aldo Bizzarri
Fotografia
Leonida Barboni
Musiche
Carlo Rustichelli
MUSICHE DIRETTE DA UGO GIACOMOZZI.
Montaggio
Rolando Benedetti
Scenografia
Gino Morici
Trama Un giovane magistrato è inviato come pretore in un paese nel centro della Sicilia. Vi giunge animato dai migliori propositi: farà il suo dovere ad ogni costo combattendo la mafia imperante. In paese è accolto con diffidenza, con ostilità: l'unico a dimostrargli simpatia è un giovanotto di nome Paolino. L'indomani del suo arrivo, il pretore deve occuparsi di un omicidio; ma l'inchiesta è difficile, perchè tutti sono legati dall'omertà e nessuno vuol parlare. Una parte della popolazione è disoccupata, in seguito alla chiusura di una zolfara. Il pretore cerca di risolvere il problema, inducendo il barone Lo Verso, che amministra la zolfara, a riaprirla, uniformandosi così alla legge. Il barone, legato a filo doppio con la mafia, cerca di corrompere il pretore e non riuscendovi, gli fa tendere un agguato. Il pretore resta soltanto ferito, ma il Procuratore Generale, accennando alla presunta ostilità della popolazione, lo consiglia a chiedere un trasferimento. Avvilito, decide di andarsene; ma quando apprende che Paolino, vittima innocente, è stato ucciso dalla mafia, ritorna in paese e convocati sulla piazza gli abitanti, annuncia che resterà al suo posto, deciso a ristabilire ad ogni costo il rispetto della legge.
Note - NASTRO D'ARGENTO SPECIALE (1949) PER "LE ELEVATE QUALITA' ARTISTICHE"
- NASTRO D'ARGENTO A MASSIMO GIROTTI (MIGLIORE ATTORE PROTAGONISTA) E A SARO URZI' (ATTORE NON PROTAGONISTA).
Critica "Un narratore nato: guardate la sicurezza con cui ha saputo fondere tutti gli elementi della sua storia e dirigerli a spron battuto verso l'animoso traguardo finale. Credo che Germi, se volesse e potesse, sarabbe in grado di affrontare, dipanare ed esporre a tutti, anche i più scottanti problemi che gravano sull'Italia." ("Bianco e Nero", 5, 1949)
"Bellissimo pur se datato (la mafia come noto non esiste più e l'omertà è un'invenzione di Bossi) dramma sociale di Pietro Germi, che scava con vigore e coraggio nel cancro inestirpabile dell'onorata società e delle sue connivenze altolocate. Massimo Girotti è perfetto nel ruolo del magistrato onesto e solitario, ma è soverchiato da due caratteristi d'alta scuola, il magnifico terrone nostrano Saro Urzì e il superbo mafioso d'importazione (francese) Charles Vanel". (Massimo Bertarelli, 'Il Giornale', 16 dicembre 2002)