Per favore non toccate le vecchiette

The Producers

7,7

1968

Regia: M.Brooks

Genere: Commedia

Genere: Musicale

CAST

Zero Mostel

Gene Wilder

Kenneth Mars

Estelle Winwood

Renée Taylor

Christopher Hewett

Lee Meredith

Bill Hickey

Mary Love

Amelie Barleon

Rusty Blitz

Madlyn Cates

Josip Elic

Andreas Outsinas

Brutus Peck

Frank Campanella

Zale Kessler

Dick Shawn

Shimen Ruskin

Arthur Rubin

Bernie Allen

David Patch

Anthony Gardell

Nell Harrison

Anna Ives

Elsie Kirk

John Zoller

Barney Martin



PER FAVORE, NON TOCCATE LE VECCHIETTE!
Anno 1968
Titolo Originale THE PRODUCERS
Altri titoli SPRINGTIME FOR HITLER
Durata 92
Origine USA
Colore C
Genere COMMEDIA, MUSICALE
Specifiche tecniche PATHE'
Produzione SIDNEY GLAZER PER LA AVCO EMBASSY PICTURES RELEASE
Distribuzione EURO 81969) - CINERIZ (1979) - DOMOVIDEO, RICORDI VIDEO, BMG VIDEO (PARADE)
Riedizione 1979
Regia
Mel Brooks
Attori
Zero Mostel Max Bialystock
Gene Wilder Leo Bloom
Kenneth Mars Lorenzo Sam Duboi
Estelle Winwood Vecchietta
Renée Taylor Eva Braun
Christopher Hewett Roger De Bris
Lee Meredith Ulla
Bill Hickey Ubriaco
Mary Love Vecchietta
Amelie Barleon Vecchietta
Rusty Blitz Aspirante Hitler
Madlyn Cates Portinaia
Josip Elic Violinista
Andreas Outsinas Carmen Giya
Brutus Peck
Frank Campanella
Zale Kessler Aspirante Hitler
Dick Shawn Lsd
Shimen Ruskin
Arthur Rubin Aspirante Hitler
Bernie Allen Aspirante Hitler
David Patch
Anthony Gardell Aspirante Hitler
Nell Harrison Vecchietta
Anna Ives Vecchietta
Elsie Kirk Vecchietta
John Zoller Critico
Barney Martin
Soggetto
Mel Brooks
Sceneggiatura
Mel Brooks
Fotografia
Joseph Coffey
Musiche
John Morris
I TESTI DELLE CANZONI "WE'RE PRISONERS OF LOVE" AND "SPRINGTIME FOR HITLER" SONO DI MEL BROOKS
Montaggio
Ralph Rosenblum
Scenografia
Charles Rosen
Costumi
Gene Coffin
Trama Il suo ultimo spettacolo è stato per Max Bialystock, anziano impresario teatrale, un fiasco enorme: per colmo di sfortuna è venuto a rovistare nei libri contabili un impiegato delle imposte, Léon Bloom, timido e impacciato quanto si vuole, ma egualmente deciso a compiere il proprio dovere. Non fino in fondo, però: dotato di una insospettabile prontezza d'idee, Léon scopre che, fra tanti, il modo più sicuro di frodare fisco e finanziatori è proprio quello di mettere in scena un'opera destinata un sicuro, colossale insuccesso. Potendo contare per questo su innumerevoli e affezionate vecchiette che, trovandolo, bontà loro, affascinante, non gli lesinano i denari. Max coglie al volo il suggerimento di Léon, lo convince a diventare suo socio, e dopo aver frugato in centinaia di copioni si convince di aver messo finalmente le mani sul più orrendo: "La primavera di Hitler". Per costruitre un fiasco come si deve e come si ripromette - avendo egli promesso alle sue finanziatrici più guadagni sul capitale di quanti potrebbe mai offrire anche se la commedia trionfasse - Max affida quell'infelice parto letterario al più diffamato regista che trova sulla piazza e scrittura, come protagonista, un aspirante attore-cantante davvero impensabile. Ma, non si sa come, il regista rimaneggiando il copione e il protagonista sfoggiando insospettate doti comiche, hanno concorso entrambi a creare un capolavoro. La commedia, che in verità è tutta da ridere, è un successo clamoroso, il pubblico entusiasta. Proprio quel che Max e Léon non volevano e non si aspettavano, e per cui finiscono in galera.
Note - OSCAR 1968 A MEL BROOKS PER LA MIGLIORE SCENEGGIATURA ORIGINALE.
- DIREZIONE MUSICALE: JOHN MORRIS - SUPERVISIONE MUSICA: FELIX GIGLIO.
- COREOGRAFIA: ALAN JOHNSON - ARREDAMENTO: JAMES DALTON.
Critica "Una originale satira, ottimamente sceneggiata, del pubblico moderno - che dallo spettacolo si attende non idee, ma solo 'evasione' - e, al tempo stesso, di quel teatro ceh gliela procura, assecondandone l'opacità intelletutuale e spirituale. Eccellente l'interpretazione." (Segnalazioni cinematografiche, vol. 69, 1970)
"Nonostante l'attribuzione al film dell'Oscar per la migliore sceneggiatura, questa prima opera cinematografica di Mel Brooks non ha ottenuto a suo tempo l'attenzione che avrebbe meritato su diversi piani: come modello di una certa comicità sorniona e corrosiva della commedia americana; come lettera di presentazione di un autore personale e destinato a crescere; come satira del rapporto tra operatori dello spettacolo e i recettori; come presenza del cinema ebraico (e del teatro da cui deriva) nello spettacolo moderno. Da tenere presenti, comunque, tutte le qualità del film: le ottime interpretazioni, la caustica comicità, l'originalità dell'impostazione." (Segnalazioni cinematografiche, vol. 87, 1979)