PRIMI SECOLI (SECC. VIII-VII A.C.)
Nei primi secoli della sua storia, Roma ha una produzione anonima e tramanda-
ta oralmente, ma nulla di specificatamente letterario.
LE ISCRIZIONI
I primi documenti pervenuti della lingua latina sono epigrafi di difficile interpre-
tazione come il Lapis Niger (secc. VII-VI), il Vaso di Dueno (secc. VII-VI), la Ci-
sta Ficoroni e le iscrizioni sulle tombe della famiglia degli Scipioni (sec. III), in-
teressanti perché prima testimonianza diretta del verso saturnio.
LA PROSA
Il diritto
Le Leggi delle XII Tavole costituiscono non solo una grande conquista della ple-
be, che otteneva la certezza del diritto, ma hanno anche importanza prelettera-
ria come primo documento di prosa organizzata.
La cronaca
La redazione annuale degli Annales e la loro riunificazione in 80 libri con il titolo
di Annales Maximi fornisce la storia del popolo romano.
L'oratoria
È l'unica attività intellettuale degna di un patrizio, perché necessaria per fare car-
riera. Appio Claudio Cieco (sec. IV a.C.), il primo oratore di cui ci è giunta noti-
zia, convinse il Senato a respingere la pace con Pirro con una famosa orazione
(280) che era ancora letta ai tempi di Cicerone.
LA POESIA
Il più antico verso romano è il saturnio e il primo componimento di cui si ha me-
moria è il carmen. Di questo genere sono i più antichi inni religiosi: il Carmen Sa-
liare e il Carmen Arvale; il primo cantato dai sacerdoti Salii in primavera e in au-
tunno per l'apertura e la chiusura della guerra; il secondo dai sacerdoti Arvali per
propiziare la fertilità dei campi. Profani sono i carmina convivalia e triumphalia e
le neniae.
LE ORIGINI DEL TEATRO
Forma primitiva di poesia teatrale sono i versi fescennini, battute licenziose che
i contadini si scambiavano durante le feste, e la satura, rappresentazione più
complessa, di origine etrusca, con canto, recitazione, danza e gesticolazioni mi-
miche. Decisamente più importante per il teatro è l'atellana, farsa di origine osca
recitata su un canovaccio da maschere fisse, quali Pappus, Maccus, Bucco e
Dossennus.
Grande fortuna ha in Roma la fabula, termine generico che può essere riferito a
qualsiasi tipo di testo teatrale; la rappresentazione avviene nelle pubbliche feste
religiose, durante i ludi scaenici. Il teatro è costituito da un palcoscenico provvi-
sorio in legno, collocato in una piazza o in una via.
ATTORI E AUTORI
Gli attori indossano la maschera e guadagnano bene, ma sono quasi tutti schia-
vi o liberti. Anche gli autori non godono di alta posizione sociale: alla loro corpo-
razione non aderisce nessun cittadino romano.
I GENERI
Palliata e cothurnata sono rispettivamente le commedie e le tragedie di ambien-
tazione greca; togata e preaesta le commedie e le tragedie di argomento roma-
no. Molta fortuna hanno anche il mimo e il pantomimo, di carattere decisamen-
te più popolare.
LIVIO ANDRONICO
Livio Andronico (sec. III a.C.), padre della letteratura latina, era di origine gre-
ca. Condotto a Roma da Taranto come schiavo, fu affrancato da un certo Livio
Salinatore. Rimangono frammenti della sua traduzione in latino, in versi satur-
ni, dell'Odissea di Omero; molto apprezzata dai romani, fu a lungo libro di testo
nelle scuole. Delle sue palliate e cothurnatae sono pervenuti alcuni titoli e po-
chi versi.
GNEO NEVIO
Di origine campana, Nevio (ca 275-201 a.C.) fu il primo a usare la contamina-
tio. Rimangono pochi frammenti delle sue opere drammatiche, ma pare che ab-
bia introdotto per primo la tragedia praetexta, di ambiente romano. Cantò, nel
poema epico Bellum Poenicum, la prima guerra punica contro Cartagine, alla
quale aveva partecipato.
LA VITA
Plauto (Sarsina, prima del 250-Roma 184 a.C.). Scarsi sono i dati sulla vita del
più famoso commediografo dell'età arcaica, che era di origine umbra (Sarsina) e
sicuramente nato libero.
LE OPERE
Sono giunte praticamente complete 20 commedie palliate (Fabulae Varronianae)
e frammenti di una ventunesima: Amphitruo, Asinaria, Aulularia, Bàcchides, Cap-
tivi, Càsina, Cistellaria, Curculio, Epìdicus, Menaechmi, Mercator, Miles glorio-
sus, Mostellaria, Persa, Poenulus, Psèudolus, Rudens, Stichus, Trinummus, Tru-
culentus e Vidularia.
FONTI E STRUTTURA DELLE COMMEDIE
Le trame e i personaggi si ispirano a quelli della 'commedia nuova' ellenistica,
ma il poeta crea un'opera originale e autonoma dalle fonti, sia nella lingua, sia
nel nome dei personaggi, sia nella struttura, sia per le allusioni al mondo roma-
no. La commedia, infatti, non è divisa in atti, non ha cori, dà ampio spazio al can-
to e alla musica, manca di coerenza e organicità.
IL MONDO POETICO
L'interesse di Plauto non è rivolto all'intreccio (spesso anticipato nei prologhi), né
vuole lanciare messaggi morali o caratterizzare psicologicamente i personaggi:
il suo scopo è solo divertire il pubblico. Il suo è un mondo di farsa popolaresca e
di irresistibile comicità, di cinismo e di amoralità, in cui sembrano credibili le vi-
cende più grottesche. Il tutto è espresso in una lingua versatile e ricca, con l'an-
damento del parlato.
LA VITA
Nato a Rudiae nel 239 a.C., Ennio arriva a Roma nel 204 al seguito di Catone il
Censore e si stabilisce in città fino alla sua morte nel 169 a.C. Entra a far parte
dell'ambiente degli Scipioni e nel 189 segue M. Fulvio Nobiliore nella campagna
militare in Etolia. Nel 184 ottiene la cittadinanza romana.
GLI ANNALES
È l'opera più famosa, poema epico di 18 libri in esametri, in cui celebra la storia
di Roma dalle origini ai tempi suoi. I 600 versi rimasti testimoniano una poesia
vigorosa e appassionata e uno stile solenne e magniloquente.
LE TRAGEDIE
Delle tragedie cothurnatae di argomento greco, spesso riprese dal teatro di Eu-
ripide, sono rimasti 22 titoli e pochi frammenti che mostrano la ricerca di effetti
drammatici e patetici. Scrisse anche due praetextae e alcune palliate.
LE OPERE MINORI
Delle opere minori, si conoscono solo i titoli. Saturae, epigrammi, Scipio, Sota,
Hedyphagetica, Protrepticus, Epicharmus, Euhemerus, che testimoniano i nume-
rosi interessi del poeta e la vastità dei suoi studi.
PACUVIO
(Brindisi, 220-Taranto 130 a.C.). Nipote di Ennio, Pacuvio è autore di tragedie
cothurnatae. Della sua produzione restano frammenti per circa 450 versi. Le sue
tragedie furono rappresentate per tutto il periodo repubblicano.
ACCIO
(Pesaro, 170-Roma, ca 85 a.C.). Lucio Accio è il più famoso autore di tragedie.
Della sua produzione rimangono 45 titoli di tragedie cothurnatae, 2 di praetextae
e frammenti per circa 750 versi. Predilige vicende fosche con personaggi san-
guigni, di forte impatto emotivo, facendo sfoggio di invenzione linguistica. Ben-
ché non sia pervenuto altro della produzione letteraria, gli Annales, i Didascalica
e i Pragmatica testimoniano la vastità dei suoi interessi.
LA PROSA
I primi tentativi di prosa letteraria si hanno nel sec. II a.C. e sono legati all'orato
ria e alla storiografia, i cui scrittori provengono dal ceto dirigente.
L'ORATORIA
Non è rimasto quasi nulla dei maggiori oratori dell'età arcaica: Scipione l'Africa
no ed Emiliano Gaio, Gaio Lelio e i fratelli Tiberio e Caio Gracco. È probabile che
si attenessero strettamente ai fatti e curassero meno la forma dell'esposizione
LA STORIOGRAFIA
La prima storiografia è di tipo annalistico. Quinto Fabio Pittore e Cincio Alimento
scrivono in lingua greca; Valerio Anziate, Cassio Emina, Calpurnio Pisone e Cor
nelio Sisenna in lingua latina.
LA MONOGRAFIA
All'epoca dei Gracchi incomincia ad affermarsi la monografia con Celio Antipatro
e Sempronio Asellione. Quest'ultimo fu il primo a usare un vero metodo storico
CATONE IL CENSORE
Catone il Censore (Tusculum, 234-Roma, 149). Homo novus di origine contadina per
corse tutto il cursus honorum: tribuno militare, questore, edile, pretore, console e
censore. Fu il massimo rappresentante della tendenza conservatrice e antiellenica
intransigente contro quelle che considerava le degenerazioni dei costumi e della tra
dizione romani. Il soprannome di Censore è dovuto alla severità con cui esercitò
quella carica.
Le opere
Pochi frammenti rimangono dei 7 libri delle Origines, la prima opera storiografi
ca in latino, che trattava la storia non solo di Roma, ma di tutte le città italiche
In uno stile conciso e scarno, gli avvenimenti sono narrati per sommi capi, sen
za citare i nomi dei condottieri. Della sua attività politica ci rimangono solo un'ot
tantina di titoli di orazioni e 250 frammenti, che testimoniano la sua abilità ed ef
ficacia nei discorsi. Nulla è pervenuto dei Praecepta ad filium, né delle Epistulae
nè del Carmen de moribus.
L'unica opera giunta è De agri cultura (L'agricoltura), una specie di manuale pe
l'agricoltura di scarso valore letterario.
CECILIO STAZIO
Cecilio Stazio (230 ca-168 a.C.). Nato forse a Milano, fu condotto a Roma come
schiavo e poi liberato. Fu amico di Ennio.
Le commedie
Della sua produzione rimangono circa 300 versi e il titolo di 44 palliate, di cui la
più nota è Plocium (La collana). Si ispirò alle opere del greco Menandro. Le sue
commedie dominarono la scena tra la morte di Plauto e la prima palliata di Te-
renzio.
La poetica
Rielaborò liberamente i modelli greci. Fu stimato da Orazio e da Varrone, ma cri-
ticato da Cicerone. Le sue opere erano rivolte a un pubblico colto, e questo lo
colloca in una posizione intermedia tra Plauto e Terenzio.
TERENZIO
Scarse le notizie biografiche di Terenzio (190 ca-160 ca a.C.). Nato a Cartagine,
viene condotto a Roma come schiavo e poi liberato. Fa parte del circolo filoelle-
nico degli Scipioni.
Le commedie
La sua produzione è pervenuta completa; sono 6 commedie: Adelphoe, Andria,
Eunuchus, Hecyra, Heautontimorumenos, Phormio, i cui soggetti sono tratti dai
greci Menandro e Apollodoro di Caristo.
La poetica
Il teatro di Terenzio è meno vivace di quello di Plauto, ma di buon gusto e di cul-
tura raffinata. L'azione teatrale è statica, i personaggi sono analizzati con verosi-
miglianza nella loro umanità. Al centro del suo mondo poetico sta il valore di hu-
manitas, elaborato nel circolo degli Scipioni. Il linguaggio è fine e accurato: con
Terenzio la commedia diventa una rappresentazione d'élite.
LA PALLIATA
La ripetitività delle trame determina il declino della palliata che inizia la parabo-
la discendente. I più importanti tra gli autori minori sono Lucio Lanuvino, famo-
so per una polemica con Terenzio sulla contaminatio e Turpilio, che si ispira al
teatro di Menandro.
LA TOGATA
La commedia di ambientazione romana fiorisce nella seconda metà del sec. II,
in coincidenza con il tramonto della palliata. Diventano importanti i personaggi
femminili. Gli autori più noti di togate sono Titinio, che alla vivacità linguistica e
popolaresca unisce l'approfondimento dei caratteri femminili; Lucio Afranio, l'au-
tore di togate di maggior successo presso il pubblico, dallo stile elegante che si
ispira a Menandro; Tito Quinzio Atta, le cui commedie dovevano probabilmente
ricalcare quelle di Afranio.
L'ATELLANA
Nell'età di Silla (100-80 a.C.) rinasce l'atellana, cui danno una veste letteraria
Pomponio e Novio. Sparisce l'improvvisazione e gli attori seguono parti scritte.
Il contenuto rimane farsesco e osceno, la comicità popolaresca e grossolana. Di
Pomponio rimangono 70 titoli di atellane e circa 200 versi, di Novio 44 titoli e cir-
ca 100 versi.
LUCILIO
(Sessa Aurunca, 180 - Napoli, 102 a.C.). Appartiene al ceto equestre ed entra
a far parte del circolo degli Scipioni. Combatte in Spagna nella guerra di
Numanzia.
Le Satire
È autore di 30 libri di Satire, delle quali rimangono frammenti per circa 1350 ver-
si. Lucilio, anticonformista, critica tutti gli aspetti della vita romana sia
pubblica sia privata con un linguaggio ora dotto ora popolano, ricco di termini
tecnici e grecismi.
LA NUOVA POESIA
Fra i secc. II e I a.C. si manifestano nuovi modi di comporre poesia, connessi al
diffondersi della cultura ellenistica. I poeti compongono liriche brevi, come
l'epillio o l'epigramma. La personalità di spicco è quella di Lutazio Catulo, del cui
circolo fanno parte Valerio Edituo, Porcio Licino, Volcacio Sedigito, Levio e Mazio.
La lingua letteraria
La prosa raggiunge l'apice della raffinatezza nel sec. I a.C.; regole fisse la ren-
dono uniforme e comune per tutto l'impero, modello per i secoli successivi. La
poesia rimane più libera nella morfologia e nella sintassi.
L'eloquenza
Nel sec. I un peso determinante assume l'oratoria che a Roma segue due indi-
rizzi, quello asiano e quello attico: il primo, gonfio, musicale, ricco di formule re-
toriche, ricerca l'effetto sugli ascoltatori; suo massimo esponente è Quinto Or-
tensio Ortalo (114-50 a.C.). Il secondo, scarno e severo, attento a esporre in mo-
do chiaro i concetti, limita l'eleganza espositiva allo stretto necessario; massimi
esponenti: Licinio Calvo, Marco Giunio Bruto, Giulio Cesare.
Il mimo
Il mimo domina le scene, per merito di Decimo Laberio (106-43 a.C.) e Publilio
Siro (sec. I a.C.), che gli danno dignità letteraria. Rimangono le caratteristiche di
intrattenimento piccante e licenzioso, con un linguaggio spesso osceno. Deca-
dono commedia e tragedia.
I NEOTEROI
Per influsso delle teorie estetiche dei poeti alessandrini, di Callimaco in partico-
lare, i neóteroi (o poëtae novi, poeti nuovi) rinnovano nel profondo la poesia lati-
na. Rifiutano l'epica tradizionale, i drammi teatrali, la concezione di una poesia
impegnata civilmente. Propugnano una lirica breve nella composizione, raffinata
nello stile e decisamente erudita, di argomento generalmente erotico, persona-
le o mitologico. I generi preferiti sono l'epillio, l'elegia, il giambo e l'epigramma.
Gli esponenti
Oltre a Catullo, il più grande, i più famosi sono: Valerio Catone, autore di Lydia,
una raccolta di elegie d'amore, e di un epillio, Diana; Furio Bibaculo, autore del-
l'epillio Aethiopis, di un poema epico sulla guerra gallica e di epigrammi contro
Ottaviano; Licinio Calvo, scrittore dell'epillio Io e di elegie in memoria della mo-
glie Quintilia; Elvio Cinna, cui si deve il raffinato poemetto mitologico Zmyrna;
Varrone Atacino, autore del poema Bellum Sequanicum, dell'epillio geografico
Chorographia e delle elegie d'amore per una certa Leucadia; Tìcida e Cornificio,
dei quali non resta nulla.
LA VITA
(Verona, 87 o 84 - Sirmione, 54 a.C. ca). Sulla sua breve vita si hanno scarse no-
tizie: di famiglia aristocratica, si trasferisce a Roma, dove trascorre una vita bril-
lante in compagnia degli amici poeti. Si innamora di Clodia che canta con lo pseu-
donimo di Lesbia.
LE OPERE
Il Liber catulliano contiene 116 carmi per un complesso di circa 2300 versi in me-
tri vari. È comunemente diviso in tre sezioni: la prima (1 - 60) e la terza (69 - 116),
nugae ed epigrammi, comprendono poesie brevi: le 25 per Lesbia e le altre di oc-
casione, con temi vari. Nella seconda sezione (61 - 68) si trovano i carmi ad am-
pio respiro (carmina docta) tra cui 2 epitalami, due epilli e la traduzione della Chio-
ma di Berenice di Callimaco.
LA POETICA
Abbandonata la celebrazione dei valori collettivi, Catullo inizia una poesia nuova,
lirica e soggettiva, in cui prevalgono la passione, le amicizie, le invettive, i pet-
tegolezzi, le polemiche letterarie, gli odi. Ne esce un ritratto vivace e completo
di un uomo e della società romana in cui vive. Al centro della sua opera stanno
la dolcezza dell'amicizia e l'esperienza bruciante di un amore sensuale, sentito
ed espresso in modo personalissimo.
LA VITA
Sono scarse le notizie su Lucrezio (98 ca - 55 ca a.C.). Trascorse l'esistenza nel-
l'isolamento degli studi.
DE RERUM NATURA
È il suo capolavoro: un poema epico-didascalico in 7415 esametri, in cui espo-
ne la filosofia di Epicuro per diffonderla nel mondo romano. È diviso in 6 libri, ar-
ticolati in 3 gruppi di 2, dedicati alla fisica, all'antropologia e alla cosmologia.
IL PENSIERO
Lucrezio vuole liberare l'uomo dalla paura della morte, dalle superstizioni, dai pre-
giudizi e dagli errori, perché possa vivere serenamente col sostegno della ragio-
ne e della filosofia.
LA POETICA
Lucrezio è grande per la potenza delle immagini poetiche, in cui la natura diven-
ta protagonista di un grandioso dramma. Dà nuovi significati a parole della lingua
latina, ricorre spesso a neologismi, usa liberamente allitterazioni, assonanze, for-
me arcaiche e vecchie costruzioni. Mostra di conoscere bene Omero, Eschilo,
Euripide e Callimaco.
LA VITA
(Arpino 106 - Formia 43 a.C.). Homo novus, frequenta le migliori scuole e i più
famosi oratori e filosofi. A 25 anni esordisce come avvocato. Inizia il cursus ho-
norum come questore nel 75; in seguito è eletto edile, pretore e console nel 63,
l'anno della congiura di Catilina. Esiliato nel 58, ritorna a Roma nel 57, avvici-
nandosi ai triumviri. Nel 51 a.C. è proconsole in Cilicia. Nella guerra civile si schie-
ra con Pompeo, ma dopo la morte di questo si riconcilia con Cesare. Viene ucci-
so dai sicari di Antonio.
LE ORAZIONI
Sono giunte complete 58 orazioni il cui stile è personale, adattato alle circostanze
e mirante alla partecipazione emotiva degli ascoltatori. Il periodo è strutturato
sulla concinnitas.
LE OPERE FILOSOFICHE
Scritte nei suoi ultimi tre anni di vita, hanno lo scopo di far conoscere alla clas-
se dirigente romana la filosofia greca. Creato nella lingua latina il linguaggio filo-
sofico poi passato alla cultura occidentale.
I DIALOGHI POLITICI
Nel De republica e nel De legibus tratta i problemi dello Stato e del diritto da un
punto di vista filosofico. Non teorizza uno Stato ideale, come le omonime opere
di Platone, ma ha sempre come riferimento la storia e la realtà dello Stato romano.
L'EPISTOLARIO
Le Lettere, divise in quattro raccolte, presentano un linguaggio spontaneo e im-
mediato, il sermo cotidianus delle classi colte di Roma. Costituiscono un prezio-
so documento per la conoscenza della personalità di Cicerone e della politica del-
l'epoca.
LE POESIE
Rimangono solo frammenti e titoli.
LA VITA
(Roma 100 - 44 a.C.). Cesare fa le prime esperienze militari in Asia ed esordisce
come oratore a 22 anni. Aderisce al partito democratico e, dopo una veloce car-
riera politica, diventa console nel 59, con l'aiuto di Pompeo e Crasso coi quali ha
stipulato il primo triumvirato. Con una serie di campagne militari (58 - 52) con-
quista tutta la Gallia e poi sconfigge Pompeo nella guerra civile. Ormai padrone
di Roma, viene assassinato alle idi di marzo.
Commentarii de bello gallico
Composti nell'inverno del 52-51, narrano la conquista della Gallia in 7 libri, uno
per ogni anno di guerra.
Commentarii de bello civili
Trattano in 3 libri, due anni di guerra civile, dal passaggio del Rubicone alla mor-
te di Pompeo, in Egitto.
LO SCRITTORE
Cesare tratta la materia in modo impersonale e obiettivo, narrando di sé in ter-
za persona. La lingua purissima, l'eleganza espressiva, la semplicità della sin-
tassi, l'efficacia drammatica della narrazione tengono sempre vivo l'interesse del
lettore e fanno di Cesare uno dei maggiori prosatori latini.
LE OPERE PERDUTE
Non sono pervenute le orazioni, ammirate dai contemporanei, il trattato gram-
maticale De analogia, l'Anticato, l'Iter, il De Astris, le Laudes Herculis e la trage-
dia Oedipus.
LA VITA
Gaio Sallustio Crispo (Amiternum 86 - Roma 35 a.C.) nasce da famiglia plebea
agiata e inizia la carriera politica come homo novus diventando seguace di Ce-
sare. Questore e poi tribuno della plebe, nella guerra civile comanda una legio-
ne e compie missioni con alterna fortuna. Nominato governatore dell'Africa No-
va, al suo ritorno a Roma viene accusato di malversazione; si ritira così dalla po-
litica per dedicarsi alla storiografia.
LE OPERE
Rimangono complete le due monografie La congiura di Catlina, che narra in 62
capitoli il tentato colpo di stato contro le istituzioni repubblicane da parte di Ca-
tilina, e La guerra giugurtina, in 114 capitoli, che narra l'azione militare contro
Giugurta, re della Numidia. Rimangono frammenti delle Storie, su 12 anni di sto-
ria romana, dal 78 al 67 a.C.
LO STORIOGRAFO
L'uso della monografia fissa l'attenzione su due singoli episodi della storia, che
diventano paradigmatici della degenerazione del costume politico del tempo.
LO STILE E IL METODO
Sallustio si ispira a Tucidide: la scrittura è rapida ed essenziale, basata sull'anti-
concinnitas, il metodo storico mette a fuoco le cause e la psicologia dei prota-
gonisti, divergendo dallo storico greco per il pessimismo e la ricerca delle cause
dei processi in motivi etici.
TERENZIO VARRONE
La vita
(Rieti 116 - m. 27 a.C.). Di famiglia equestre, fu questore, tribuno della plebe e
pretore. Seguace di Pompeo, dopo la battaglia di Farsalo ottenne il perdono di
Cesare, ma incluso nelle liste di proscrizione di Antonio e Ottaviano, evitò la mor-
te ritirandosi dalla vita pubblica per dedicarsi agli studi.
Le opere
Scrittore enciclopedico di vastissima erudizione, compose 74 opere per oltre 600
libri. Sono pervenuti solo il De re rustica, un trattato sull'agricoltura; appena 6 li-
bri lacunosi del trattato De lingua latina; circa 600 versi dei 150 libri di Sature
Menippeae. Sono perdute altre opere erudite.
(Gallia Cisalpina 100 ca - dopo il 27 a.C.). Si tenne lontano dalla politica, dedi-
candosi allo studio. Fu amico di Catullo e di Pomponio Attico, e in relazione epi-
stolare con Cicerone.
La vita
Rimangono 19 biografie del Liber de excellentibus ducibus exterarum gentium e
le vite di Pomponio Attico e di Catone il Censore, che facevano tutte parte della
sua opera più famosa, il De viris illustribus. Lo scrittore si interessa più ai parti-
colari aneddotici e al profilo morale dei suoi personaggi che alla verità storica.
Le opere
Sono perdute una Chronica e gli Exempla, raccolta di notizie, aneddoti e curio-
sità vari.
POMPONIO ATTICO
Tito Pomponio Attico (Roma 109 - 32 a.C.). Di famiglia ricchissima, erudito fine
ed elegante, fu l'editore di Cicerone e di altri scrittori. Delle sue opere rimango-
no scarsi frammenti; lo scritto più famoso è un trattato di storia universale (Li-
ber annalis).
NIGIDIO FIGULO
Publio Nigidio Figulo (Roma 98 - m. 45 a.C.). Erudito enciclopedico, seguì Pom-
peo e fu esiliato da Cesare. Delle sue numerose opere rimangono solo scarsi
LA POLITICA CULTURALE DI AUGUSTO
I circoli letterari
Augusto, anch'egli autore del Monumentum Ancyranum, un elenco delle sue im-
prese di pace e di guerra, si avvale di validissimi collaboratori cui affida la prote-
zione delle arti e delle lettere e, implicitamente, il compito di avvicinare gli intel-
lettuali al nuovo regime. In questo senso sono determinanti i circoli letterari di
Mecenate (Arezzo ca 70 - Roma 8 a.C), il maggior collaboratore di Augusto, del
quale entrano a far parte i maggiori poeti dell'età augustea (Virgilio, Orazio, Pro-
perzio); di Messalla Corvino (64 a.C. - 8 d.C.), che accoglie, fra gli altri, Tibullo,
il giovane Ovidio, Ligdamo e la poetessa Sulpicia; di Asinio Pollione (Roma 76
a.C. - 4 d.C.), al quale si devono la prima biblioteca pubblica di Roma e l'intro-
duzione delle recitationes, pubbliche letture di poesie.
Nel volgere di pochi anni si ha una serie irripetibile di capolavori, in cui la poesia
è la dominatrice assoluta. Terminata la stagione drammatica, anche l'eloquenza
decade. Sono di moda le declamationes e le recitationes.
GLI SCRITTORI MINORI
Emilio Macro (m. 16 a.C.) è autore di tre poemetti didascalici, Theriaca, De her-
bis, Ornithogonia;
Albinovano Pedone (secc. I a.C. - I d.C.) scrive un poema storico sulla spedizio-
ne di Germanico;
Marco Manilio (secc. I a.C. - I d.C.) è autore del didascalico ed erudito Astro-
nomica, in 5 libri;
Vario Rufo (n. 75 ca a.C.) autore della tragedia Thyestes, del Panegyricus Augu-
sti e del poemetto De morte;
Pompeo Trogo (sec. I a.C.) scrive una storia universale, Historiae Philippicae, an-
data perduta, ma di cui esiste un compendio redatto da Giustino nel sec. III d.C;
Vitruvio (sec. I a.C.), architetto e ingegnere militare, compone De Architectura,
importante trattato sulle metodologie e sui canoni architettonici romani;
Igino (60 a.C. - 10 d.C.) nativo della Spagna, è autore di un trattato di astrono-
mia e 277 miti, successivamente attribuiti a un Igino del sec. III d.C.
Seneca il Vecchio (55 ca a.C. - 40 ca d.C.) scrive Oratorum et Rhetorum senten-
tiae divisiones colores, sugli oratori e retori in 11 libri, di cui restano 5 di contro-
versiae e 1 di suasoriae.
LA VITA
Publio Virgilio Marone (Andes 70 - Brindisi 19 a.C.), nasce da una famiglia di pro-
prietari terrieri, studia a Milano, Roma e Napoli. Dopo la confisca del podere si
stabilisce a Roma e a Napoli. Protetto da Ottaviano, entra nel circolo di Mece-
nate. Muore di ritorno da un viaggio in Grecia.
LE BUCOLICHE
Sono 10 componimenti (ecloghe) in esametri di genere pastorale, per lo più am-
bientati in Arcadia, e ispirati agli idilli del greco-siracusano Teocrito. Emerge un
senso di angoscia per l'infelicità degli uomini: unico conforto è la poesia, che dà
serenità e piacere.
LE GEORGICHE
È un poema didascalico in 4 libri in esametri, incentrato sulle attività agricole (la-
voro dei campi, coltivazione delle piante, allevamento e apicoltura). È opera di
alta poesia, una delle più pregevoli del mondo classico: la natura e gli animali nu-
trono sentimenti simili a quelli dell'uomo.
L'ENEIDE
È il poema epico per eccellenza della romanità, narra in 12 libri le peregrinazioni
di Enea e le lotte da lui sostenute contro i latini. I personaggi di Virgilio sono uma-
ni e non eroi divinizzati come quelli omerici; la pietà, il senso di sacrificio e del
dovere dei suoi eroi riflettono la personalità di Virgilio.
FORTUNA
Creatore di generi letterari e di miti che hanno nutrito la letteratura occidentale fi-
no al '700, considerato a lungo 'precursore' del cristianesimo, solo nell'800 - '900
Virgilio è stato recuperato alla sua grandezza letteraria liberata dalla mitolo-
gia celebrativa.
LA VITA
Quinto Orazio Flacco (Venosa 65 - Roma 8 a.C.) studia a Roma, Napoli e ad Ate-
ne; milita come tribuno militare nell'esercito di Bruto a Filippi. Entra a far parte,
presentato da Virgilio, del circolo di Mecenate, con il quale stringe una profonda
e duratura amicizia. Nel 17 a.C. compone su incarico di Augusto il Carme seco-
lare. Trascorre il resto della vita tra Roma e la villa in Sabina.
Epodi o Giambi (41-30)
È la prima raccolta poetica, di 17 ecloghe, in cui dominano il furore e la passio-
nalità giovanili, autentici o espressione di raffinato gioco letterario. Il poeta si van-
ta di aver introdotto l'epodo nella letteratura latina.
Satire (41-30)
Sono 18 poesie di carattere satirico in esametri, ripartite in 2 libri che trattano in
modo discorsivo vari argomenti, anche di carattere autobiografico, filtrati attra-
verso una riflessione morale e una sorridente ironia.
Odi
Sono 103 carmi in 24 tipi di versi, suddivisi in 4 libri, nei quali il poeta espone il
proprio mondo interiore e la personale visione della vita. I temi: l'amicizia, l'a-
more, la convivialità, la natura, il fluire inarrestabile del tempo, il patriottismo. È
un capolavoro che costituisce per lo stile limpidissimo una delle espressioni più
mature del classicismo latino.
Epistole
Sono 23 lettere in esametri indirizzate ad amici e conoscenti. In stile discorsivo
trattano vari argomenti, spesso filosofici, letterari e autobiografici. La più famo-
sa è l'Epistola ai Pisoni sull'arte poetica.
L'ELEGIA D'AMORE
Fiorisce, profondamente rinnovata e originale rispetto a quella greca perché l'a-
more è espresso direttamente e non attraverso il mito.
CORNELIO GALLO
(Forum Iulii 69-? 26 a.C.). Amico di Virgilio e seguace di Ottaviano, quando cade
in disgrazia si uccide. Restano una decina di versi degli Amores in 4 libri.
ALBIO TIBULLO
(? 60/54-?19-18 a.C.). A Roma entra nel circolo di Messalla Corvino. Trascorre
l'ultima parte della vita nel podere di Pedo. Opere: 2 libri di elegie, il primo dedi-
cato a Delia, il secondo a Nemesi. Un terzo libro gli è solo in parte attribuito; al-
cune poesie sono sicuramente opera di Ligdamo e di Sulpicia, l'unica poetessa
nota della letteratura latina. Poetica: la poesia di Tibullo nasce da un'autentica
esperienza di vita. Preferisce i toni malinconici e sfumati. Suo mondo ideale è
quello campestre. Lo stile è terso ed elegante, lessicalmente puro e raffinato.
SESTO PROPERZIO
(? Assisi, 49/47-? 15 ca a.C.). Vive a Roma, entra nel circolo di Mecenate, si de-
dica solo alla poesia. Opere: 4 libri con 92 elegie, la maggior parte delle quali è
dedicata a Cinzia, la donna amata. Cinque elegie di argomento civile, sono det-
te 'romane', e illustrano le cause di culti, nomi e riti di Roma. Poetica: Properzio
fonde armoniosamente l'elegia latina e quella alessandrina. È ispirato dalla sua
esperienza d'amore, autenticamente vissuta. Lo stile è spesso oscuro, con me-
tafore e sintassi complessa.
LA VITA
Publio Ovidio Nasone (Sulmona 43 a.C - Tomi 17 d.C.), di ricca famiglia equestre,
compie gli studi a Roma e il tradizionale viaggio d'istruzione ad Atene, fa una bre-
ve carriera politica, si dedica infine alla poesia entrando nel circolo di Messalla
Corvino, divenendo il poeta prediletto degli ambienti mondani. Coinvolto forse
nello scandalo che travolge la nipote di Augusto, è relegato fino alla morte a To-
mi sul Mar Nero.
LE OPERE
La produzione di Ovidio fu molto vasta. Minori sono I rimedi d'amore, I medica-
menti del volto femminile e le opere dell'esilio Tristezze e Lettere dal Ponto.
AMORI
Gli Amori, 3 libri di elegie d'amore in cui l'amore appare un gioco galante da con-
templare con distacco sorridente e ironia.
EROIDI
Le Eroidi, 21 lettere poetiche di argomento erotico-mitologico da parte di eroine
della letteratura ai propri mariti o amanti.
ARTE DI AMARE
L'Arte di amare, opera di precettistica minuta diretta agli uomini per conqui-
stare le donne e viceversa, che fece scandalo, ma rivela raffinata sensibilità e
umorismo.
LE METAMORFOSI
Le metamorfos i, il capolavoro di Ovidio, un poema mitologico, in 15 libri in esa-
metri, in cui si narrano circa 250 metamorfosi sul tema dell'amore.
FASTI
Fasti, una sorta di calendario poetico delle varie ricorrenze e festività romane,
di cui Ovidio spiega le origini, l'etimologia, gli usi e i riti per celebrare il program-
ma culturale di Augusto.
LA VITA
Visse fra il 59 a.C. e il 17 d.C. Appartenente all'aristocrazia provinciale romana, eb-
be sentimenti moderatamente repubblicani, al punto che Augusto, affabilmente ma
non senza ironia, lo chiamava Pompeianus. Il rapporto con Augusto, pur non sem-
pre facile, fu sempre sincero e corretto e comunque gli consentì di applicarsi dili-
gentemente, per circa 40 anni, alla composizione della sua immensa opera storica.
Tornò a Padova, sua città natale, a tarda età. Della sua vita non sappiamo altro.
L'OPERA
Sono andati perduti alcuni suoi scritti morali, ai quali fanno allusione sia Seneca
(Ep. ad Luc., C, 9) e che Quintiliano (Inst. or., X, 1, 39). La sua opera storica Ab Ur-
be condita libri (o Annales ab Urbe condita) è un grandioso monumento letterario:
vi si narra la storia di Roma dalla sua fondazione al 9 d.C. (morte di Druso). Non
sappiamo se la divisione in decadi sia stata opera dello stesso Livio. Oggi possia-
mo leggere solo 35 libri dei 142 di cui constava l'intera opera: i libri che narrano
dalle origini sino alla II guerra Sannitica e dall'inizio della II guerra Punica alla fine
della III guerra macedonica (169 a.C.). Già all'epoca di Marziale dell'opera circola-
vano dei compendi. Dei libri mancanti abbiamo le periochae, dei sommari che ci
danno utili indicazioni, e le epitomae, compendi di più complessa elaborazione, me-
no aridi e impersonali, composte da autori provvisti anche di buone qualità lette-
rarie (Floro, Eutropio…).
LO STILE
Livio è scrittore di ampie qualità narrative. Nel complesso il suo periodare, mae-
stoso e scorrevole, si richiama alla compatta rotunditas ciceroniana, e risulta con-
sono alla solennità della sua visione storica. Quintiliano (Institutio orat., X, 1, 32;
101) del suo linguaggio dice che è di 'meravigliosa piacevolezza' (mirae iucundi-
tatis), di 'luminosissima eleganza' (clarissimi candoris) e del suo stile che è 'am-
pio e pastoso' (lactea ubertas). Asinio Pollione, invece, lo accusava di patavinitas,
ma noi non sappiamo con certezza a quale difetto si riferisca, supponiamo che si
tratti di una patina linguistica provinciale.
LA VITA
(4 ca a.C. - 65 d.C.). Studia a Roma retorica e filosofia; intraprende la carriera
politica, diventando questore. Viene esiliato in Corsica da Claudio. Ritornato a
Roma, diventa pedagogo di Nerone, di cui guida la politica nei primi anni del prin-
cipato. Allontanato dalla corte nel 62 d.C., si suicida perché accusato di coin-
volgimento nella congiura dei Pisoni.
Dialoghi, 10 scritti filosofico-morali (Consolatio ad Marciam, De ira, Consolatio
ad Helviam, Consolatio ad Polibium, De brevitate vitae, De constantia sapientis,
De vita beata, De tranquillitate animi, De otio, De providentia), di incerta crono-
logia, ognuno rivolto a un personaggio preciso; la struttura dialogica è letteraria
più che drammatica.
LE OPERE
De beneficiis, trattato sul valore dei benefici elargiti e ricevuti.
De clementia, incompleto, sviluppa per il giovane imperatore Nerone un pro-
gramma politico, fondato sulla clemenza e sulla moderazione.
Naturales quaestiones, trattato sui fenomeni atmosferici e astronomici, di inte-
resse più etico che scientifico.
Epistulae morales ad Lucilium, capolavoro di Seneca che in 124 lettere espone il
proprio pensiero filosofico sui temi fondamentali dell'esistenza.
Ludus de morte Claudii, briosa e sarcastica caricatura dell'imperatore Claudio.
Tragedie: sono 9 di argomento mitologico e sono le uniche pervenute complete
di tutta la letteratura latina; presumibilmente destinate alla lettura e alla recita-
zione.
LO STILE
È personalissimo, fatto di frasi brevi e incalzanti, collegate da ripetizioni, paralle-
lismi e antitesi, che danno drammaticità alla sua prosa.
LUCANO
(Cordova 39 - Roma 65 d.C.). Giunge giovane a Roma, dove è allievo dello stoi-
co Cornuto. Implicato nella congiura dei Pisoni, si suicida per ordine di Nerone.
Opera principale: Pharsalia.
Pharsalia
Poema epico sulla guerra tra Cesare e Pompeo, interrotto al X libro; assenti il tra-
dizionale repertorio mitologico e ogni concezione provvidenzialistica della storia,
ma non il meraviglioso. Lo stile è anticlassico, con ripetuto intervento diretto del-
l'autore e ricerca dell'effetto drammatico.
GERMANICO
(Roma 15 a.C. - Antiochia 19 d.C.) autore dell'elegante poemetto Aratea in esa-
mentri e dei Prognostica, entrambi libere traduzioni di opere del poeta greco Ara-
to di Soli.
CALPURNIO SICULO
(sec. I d.C.) è autore di 7 eclogae di ispirazione virgiliana e forse del poemetto
encomiastico Laus Pisoni.
FEDRO
(15 ca a.C. – 50 ca d.C.) di origine tracia, vive a Roma all'epoca di Augusto fino
al regno di Claudio. Per primo introduce nella letteratura latina la favola esopica
come genere autonomo; protagonisti dei suoi 5 libri sono animali e piante, sot-
to i quali si celano gli esseri umani.
PETRONIO ARBITRO
(m. 66 d.C), non si sa nulla della sua vita; secondo gli studiosi è da identificare
con l'esteta raffinato, arbiter elegantiae, vissuto alla corte di Nerone; caduto in
disgrazia si taglio le vene. Opera principale: Satyricon.
Satyricon
Primo romanzo della letteratura latina di cui rimangono solo i libri XV e XVI lacuno-
si. Scritto in prosa e in poesia, narra le avventure di alcuni vagabondi cinici e spre-
giudicati, offrendo un quadro realistico e ironico della corrotta società dell'epoca ne-
roniana, in una lingua originalissima per la varietà dei registri espressivi.
VELLEIO PATERCOLO
(19 ca. a.C. - dopo il 30 d.C.), autore di una breve Historia romana pervenuta la-
cunosa.
VALERIO MASSIMO
(sec. I d.C.), dedica a Tiberio Factorum et dictorum memorabilium libri, una rac-
colta di fatti e detti memorabili di contenuto morale.
CURZIO RUFO
(sec. I d.C.), compone una Historia Alexandri Magni, in cui prevale l'aspetto av-
venturoso e fantastico.
FENESTELLA
(52 o 35 a.C. - 19 o 36 d.C.), autore di Annales eruditi di cui sono giunti solo fram-
menti.
CELSO
(sec. I d.C.), scrive Artes, opera enciclopedica su varie discipline di cui sono giun-
ti 8 libri sulla medicina.
MELA
(sec. I d.C.), autore del primo trattato latino di geografia, De Chorographia.
APICIO
(sec. I d.C.), compone il ricettario di culinaria, De re coquinaria, ampliato e ma-
nipolato nei secoli successivi.
FRONTINO
(35 ca - 101 d.C.), ricopre varie importanti cariche politiche. Opere: gli Stratagem-
mi, sulle astuzie dei generali, e il trattato tecnico, Le acque della città di Roma.
COLUMELLA
(sec. I d.C.), originario della Spagna, scrive De re rustica, in 12 libri, il più ampio
trattato sull'agricoltura pervenuto.
PERSIO
(Volterra 34 - Roma 62 d.C.). Di agiata famiglia equestre, frequenta a Roma le
migliori scuole di retorica e di grammatica. Conduce una vita austera e apparta-
ta, dedita agli studi e agli affetti familiari.
Le Satire
Sono giunte 6 satire per un totale di 669 esametri, precedute da 14 versi co-
liambi. Ispirate alla filosofia stoica, condannano i vizi umani con intransigente e
distaccato moralismo.
La lingua difficile e le parole rendono talvolta oscuro il suo messaggio; è una poe-
sia fortemente personale, rivolta a pochi raffinati lettori.
LA VITA
Marziale (Bilbilis 40 ca - 104 d.C.) giunge nel 64 a Roma dove conduce una vita
disagiata facendo il cliente di famiglie ricche. Dopo 34 anni ritorna nella città na-
tale.
GLI EPIGRAMMI
Marziale ne scrive 15 libri, di cui 12 costituiscono la sua opera maggiore: sono
epigrammi per lo più satirici, che nascono dall'osservazione della vita. I due libri
XIII e XIV, Xenia e Apophoreta, sono invece epigrammi scritti su commissione. A
parte sta il Liber spectaculorum, composto per l'inaugurazione del Colosseo.
IL CARATTERE DEGLI EPIGRAMMI
Marziale fa dell'uomo il reale protagonista dei suoi epigrammi, non colpisce mai
però persone importanti né fatti politici, così talvolta il suo è un bozzettismo di
maniera. Non è vera e propria satira, perché egli non fa la morale; suo scopo è
solo quello di divertire.
VALERIO FLACCO
(m. 90 ca d.C.) vive al tempo degli imperatori Flavi e scrive il poema epico Ar-
gonautica sul viaggio degli Argonauti alla conquista del Vello d'oro e l'amore di
Medea per Giasone.
SILIO ITALICO
(? Padova 25 ca - 101 d.C.) ricchissimo avvocato e politico si lascia morire di fa-
me; compone il poema Punica, in 17 volumi, sulla seconda guerra punica, domi-
nato dalla retorica e dalla ricerca dell'effetto.
PAPINIO STAZIO
(Napoli 40 ca - 96 d.C.) ha successo con le recitazioni pubbliche ed entra nella
cerchia di Domiziano. Opere: Tebaide, poema epico sul conflitto tra Eteocle e Po-
linice per il trono di Tebe, che risente dell'influsso virgiliano; le Silvae, unico esem-
pio di poesia lirica del sec. I d.C., preziose per la conoscenza del gusto e della vi-
ta del tempo; Achilleide, poema incompiuto che narra l'educazione e la giovi-
nezza dell'eroe.
QUINTILIANO
(Calagurris, Spagna 35 ca - Roma 96 d.C.) completa la sua educazione e si sta-
bilisce a Roma facendo l'avvocato. Per vent'anni ricopre, sotto Vespasiano, la pri-
ma cattedra pubblica di eloquenza.
Opere principali: Istitutionis oratoriae libri XII, la più importante, è una specie di
manuale, giunto completo, per intraprendere la carriera di oratore; perduta è in-
vece De causis corruptae eloquentiae.
La formazione dell'oratore: Quintiliano, in polemica con Seneca, si richiama a Ci-
cerone per indicare le caratteristiche principali dell'oratore ideale, che sono l'o-
nestà, la capacità organizzativa ed espositiva, la vasta cultura. Di grande inte-
resse sono l'elenco dei letterati latini e greci e i relativi sintetici giudizi critici.
PLINIO IL VECCHIO
(Como 23 - Stabia 79 d.C.) di famiglia ricca, riveste importanti cariche militari e
civili. Muore nell'eruzione del Vesuvio. Opera principale: Naturalis Historia.
Naturalis Historia
Una enciclopedia in 37 libri che tratta di cosmologia, geografia, etnologia, antro-
pologia, zoologia, botanica, medicina e mineralogia; Plinio è un erudito non uno
scienziato, pertanto le numerose notizie difettano di sistematicità.
LA VITA
(56 ca - dopo 116 d.C.). Avvocato inizia la carriera politica che culmina nel con-
solato e nel proconsolato in Asia.
OPERE
Dialogus de oratoribus, in cui Tacito individua la causa della decadenza dell'ora-
toria nella fine del libero confronto politico per l'avvento del principato;
De vita et moribus Agricolae, opera che tratta della vita e delle imprese in Bri-
tannia del suocero Agricola, con ampie digressioni etnografiche;
De origine et situ Germanorum, l'unica opera etnografica latina pervenuta; tratta
delle origini, dei caratteri e dei costumi delle tribù germaniche.
Historiae e Annales: sono le sue opere maggiori: delle Storie ci sono rimasti gli av-
venimenti dalla morte di Galba fino all'avvento di Vespasiano; degli Annali tutto il
principato di Tiberio, nove anni di quello di Claudio e quello di Nerone fino al 66.
LA VISIONE STORICA
Per Tacito l'avvento dell'impero è stata una necessità politica. La sua visione del-
la storia è cupa e pessimistica.
LO STILE
Lo stile di Tacito è originalissimo, conciso e allusivo, lontano dalla concinnitas ci-
ceroniana; il lessico si avvale di termini arcaici, solenni, popolari, introducendo
nuovi significati.
LA VITA
(Como 61/62 - Bitinia 113 ca d.C.) di ricchissima famiglia, studia a Roma, divie-
ne avvocato e fa una brillante carriera politica fino a diventare console nel 100 e
governatore in Bitinia. Opere principali: Il Panegirico a Traiano, discorso di rin-
graziamento all'imperatore per la nomina a console e Le Epistole.
Le Epistole
9 libri, pubblicati da Plinio, di 247 lettere inviate a familiari e amici che offrono un
quadro dettagliato della vita dell'autore e della Roma imperiale. La più famosa è
indirizzata a Tacito e descrive l'eruzione del Vesuvio del 79 e la morte di Plinio il
Vecchio. Il X libro, postumo, comprende il carteggio tra Plinio, governatore di Bi-
tinia, e Traiano. La più famosa riguarda il comportamento da tenersi nei proces-
si contro i cristiani.
POETAE NOVELLI
Gruppo di poeti che si richiamano ai neóteroi del I secolo a.C. Si distinguono per
la vena poetica delicata e tenue e per lo sperimentalismo metrico e lessicale. I
principali sono Anniano Falisco, Settimio Sereno, Alfio Avito, Mariano e l'impe-
ratore Adriano.
PERVIGILIUM VENERIS
È un inno in 93 esametri a Venere, di ignoto, databile tra il II e il IV secolo com-
preso nella raccolta africana Anthologia Latina, risalente al VI secolo. Rappre-
senta uno degli esempi più pregevoli di lirica dell'ultimo periodo della letteratu-
ra latina.
NEMESIANO
(Seconda metà del II secolo). Di questo poeta, di origine africana, rimangono un
frammento di 325 esametri di un poemetto sulla caccia, Cynegetica, e 4 eclo-
ghe a imitazione delle Bucoliche.
SVETONIO
Gaio Svetonio Tranquillo (70/75 - 140/150) esercita la professione forense, di-
venta addetto alle biblioteche pubbliche e poi segretario di Adriano. Rimosso dal-
le sue funzioni nel 122, si ritira a vita privata, dedicandosi agli studi.
Le opere
De viris illustribus, raccolta di vite di letterati divisa per generi della quale sono giun-
te 25 biografie di grammatici e retori. Pervenuta completa è l'opera De vita Caesa-
rum, 12 biografie di imperatori da Cesare a Domiziano, nelle quali Svetonio segue uno
schema costante. Nulla ci è rimasto delle sue opere di erudizione enciclopedica.
Il biografo
Svetonio non è uno storico, ma un serio raccoglitore di notizie riportate con obiet-
tività, ma senza ordine cronologico, giudizi e analisi psicologiche. Preziose per la
ricchezza di informazioni, le biografie sono esposte con un linguaggio sobrio, es-
senziale e semplice.
FLORO
(ca 80 - ca 140). Di origine africana, a Roma diviene amico di Adriano. Scrive l'E-
pitoma de Tito Livio bellorum omnium, un riassunto delle opere di Livio, da cui si
differenzia per l'impostazione e per lo spirito. Floro divide la storia in 4 età; l'o-
pera è un panegirico del popolo romano.
FRONTONE
Frontone (Cirta ca 100-Roma ca 170). Diviene il più celebre oratore di Roma. As-
sume l'incarico di precettore dei futuri imperatori Marco Aurelio e Lucio Vero. Ri-
copre cariche importanti che culminano nel consolato. Della sua vasta produzio-
ne non rimangono che alcune esercitazioni retoriche, due saggi storici e le Epi-
stole. Frontone è un erudito cultore dell'artificio retorico e del purismo arcaiz-
zante.
GELLIO
(Roma ca 130 - ?). Amico di Frontone, con cui divide le simpatie per la lettera-
tura arcaica, intraprende la carriera di giudice. Scrive le Noctes Atticae, fonte di
notizie di vario genere esposte senza ordine, ma di piacevole di lettura.
LA VITA
(Madauraca ca 125 - Cartagine ca 180). Studia grammatica, retorica e filosofia.
Viaggiatore instancabile e abile conferenziere, è attratto dalle dottrine religiose
e iniziato ai misteri di Dioniso. Si sposa a Cartagine con una ricca e matura ve-
dova, Pudentilla, i cui parenti lo accusano di plagio e di magia. Nel processo Apu-
leio smonta le accuse con una brillante difesa. Esercita la professione di avvo-
cato, medico, bibliotecario e conferenziere.
IL FILOSOFO
Scrive tre trattati filosofici: il De deo Socratis, il De mundo e il De Platone et eius
dogmate. Egli non è però un filosofo, ma un divulgatore di cultura.
L'ORATORE
Ci rimangono i Flòrida, antologia di 23 passi tratti dai suoi discorsi e conferenze
e l'Apologia, unico esempio di oratoria dell'età imperiale giunto fino a noi. È la
rielaborazione letteraria, brillante e ironica, della sua difesa nel processo per ma-
gia.
Le Metamorfosi
Noto anche come Asino d'oro, è l'unico romanzo della letteratura latina perve-
nutoci completo. Narra le avventure tragicomiche di Lucio che, per un sortilegio,
si è trasformato in asino. Lo stile, originale e personalissimo, si adatta via via al-
le varie situazioni. Il romanzo ebbe subito grande e duratura fortuna.
AMMIANO MARCELLINO
La vita
(Antiochia, ca 330 - Roma, ca 400). Di origine greca, intraprende la carriera mi-
litare, che abbandona dopo la fallita spedizione contro i parti. Ritiratosi a vita pri-
vata, nel 378 si stabilisce a Roma e si dedica agli studi.
L'opera
L'ultimo grande storico della letteratura latina compone 31 libri di Rerum gesta-
rum, nei quali si riallaccia per metodologia a Tacito. Ci rimangono gli ultimi 18, in
cui tratta gli avvenimenti a lui contemporanei. Scrittore obiettivo, ammira la gran-
dezza dei romani, ma ne denuncia la decadenza. Inserisce nella narrazione pro-
fili di popoli, descrizioni geografiche, tecniche e scientifiche.
LA STORIOGRAFIA MINORE
Si caratterizza per andamento annalistico e privilegia l'aneddotica rispetto allo
strano, al compendio e al romanzato.
LICINIANO
(II - III secolo). Si posseggono solo frammenti di una Storia di Roma, di difficile
lettura, in cui prevalgono aneddoti e curiosità.
AMPELIO
(II - III secolo). Ci è giunto il Liber memorialis, una specie di promemoria, in cui
l'autore compendia in 50 capitoli notizie di vario genere.
AURELIO VITTORE
(IV secolo). Nel Liber de Caesaribus, seguendo lo schema di Svetonio in forma
annalistica, tratta le biografie degli imperatori da Augusto a Costanzo, interpre-
tando i fatti dal punto di vista dell'aristocrazia senatoriale.
EUTROPIO
(IV secolo). Scrive un Breviarium ab Urbe condita, in 10 libri, un sommario di sto-
ria romana, che veniva incontro alle esigenze di conoscenza della nuova classe
di funzionari. L'opera è mediocre, ma ebbe molta fortuna.
RUFIO FESTO
(IV secolo). Compone un Breviario di storia romana più sintetico e superficiale di
quello di Eutropio.
STORIE ROMANZATE
Nel IV secolo si diffonde la moda delle storie romanzate, una vera 'letteratura di
evasione'. Trattano della guerra di Troia e di Alessandro Magno l'Ephemenis bel-
li Troiani di Lucio Settimio, l'Historia de excidio Troiae, pervenutaci sotto il nome
di Darete Frigio e l'Itinerarium Alexandri di Valerio Polemio. Il romanzo più fanta-
sioso è l'Historia Apollonii regis Tyrii, di anonimo.
SIMMACO
(Roma ca 340 - ?). Ricopre cariche importanti che culminano nel consolato. So-
no rimasti frammenti di 8 discorsi, l'Epistolario e 49 relazioni ufficiali all'impera-
tore, importanti per la conoscenza della sua epoca.
GRAMMATICI ED ERUDITI:
ACRONE E PORFIRIONE
Acrone è l'autore di due commenti a Orazio e a Terenzio, in gran parte perduti;
di Porfirione è il più antico commento a Orazio pervenutoci.
CENSORINO
Di questo erudito è giunta un'interessante operetta, De die natali, sulla nascita
dell'uomo, sul suo Genio protettore e sull'astrologia.
DONATO E SERVIO
(IV secolo). Donato scrive due manuali (Artes) di grammatica e due commenti,
uno a Terenzio, giunto quasi completo, e uno, mutilo, a Virgilio. Servio è l'auto-
re di un commento a Virgilio, giunto integro, preziosa fonte di informazioni sul
poeta mantovano.
NONIO
(Tubursicum, IV secolo). Di lui è rimasto il De compendiosa doctrina, un manua-
le di carattere linguistico e grammaticale.
MACROBIO
(IV - V secolo). Vive a Roma, dove ricopre importanti incarichi pubblici. Scrive un
commento al Somnium Scipionis di Cicerone e i Saturnali, la sua opera più im-
portante, miniera di notizie di vari argomenti, soprattutto sull'arte poetica e sul-
la retorica di Virgilio.
MARZIANO CAPELLA
(Cartagine, V secolo). È autore di una curiosa opera erudita, De nuptiis Mercurii
et Philologiae, una sorta di enciclopedia delle arti liberali.
SOLINO
È l'autore di Collectanea rerum memorabilium, mediocre repertorio di geografia
con notizie di vario genere, di scarso valore artistico.
PALLADIO
Scrive un trattato di agricoltura, Opus agriculturae, in cui mostra una buona co-
noscenza dell'argomento.
PRISCIANO
(Cesarea - Costantinopoli V - VI secolo). L'ultimo grande grammatico latino com-
pone l'Institutio de arte grammatica, la più importante opera di grammatica lati-
na e la più usata nel Medioevo.
I GIURISTI
Nel periodo assumono grande rilevanza gli studi di diritto. Gaio è autore delle In-
stitutiones, opera di diritto civile pervenutaci nella forma originaria; Emilio Papi-
niano, il più grande dei giuristi romani, scrive 37 libri di Quaestiones, 19 di Re-
sponsa e 2 di Definitiones, di cui sono rimasti vari frammenti. Domizio Ulpiano
è scrittore prolifico di cui sono giunti circa 2500 passi compresi nel Digesto di
Giustiniano; Giulio Paolo fissò la giurisprudenza del tempo ma della sua opera si
hanno solo frammenti indiretti
I POETI:
AUSONIO
(Burdigala, ca 310 - ca 395). È stato precettore di Graziano e governatore della
Gallia. Ci ha lasciato molte opere che mostrano a sua facilità nello scrivere i me-
tri più vari. L'opera più importante è il poemetto Mosella, di 483 esametri, in cui
descrive un viaggio lungo il fiume omonimo.
CLAUDIANO
(Alessandria d'Egitto, seconda metà IV secolo). Di origine greca, è l'ultimo poe-
ta della tradizione classica pagana. Si trasferisce a Roma e poi alla corte impe-
riale a Milano. Ci ha lasciato 6 panegirici, due invettive satiriche, due poemi epi-
ci, due mitologici e altre opere minori. Il capolavoro è il De raptu Proserpinae di
ispirazione ovidiana.
AVIENO
(Bolsena, IV secolo). Ricopre importanti cariche pubbliche. Traduce i Fenomeni
di Arato e il poemetto Ora maritima, giunto mutilo.
AVIANO
(IV - V secolo). Con il suo nome sono giunte 42 favole, prolisse e artificiose, in
distici elegiaci d'ispirazione esotica.
NAMAZIANO
(IV - V secolo). Pagano di origine gallica, diventa praefectus Urbis. Di lui è arri-
vato un poemetto, De reditu suo (Il ritorno), nel quale esalta la grandezza di Ro-
ma.
L'APOLOGETICA CRISTIANA
Nel II e nel III secolo fiorisce l'apologetica cristiana, tesa a difendere i fedeli dal-
le persecuzioni.
TERTULLIANO
Tertulliano (Cartagine 155/160 - ca 240) esercita la professione di avvocato e si
converte al cristianesimo intorno al 195. Nel 213 aderisce al movimento eretico
montanista e, in seguito, fonda una setta ancora più estremista.
Le opere
Di argomento apologetico sono: Ad nationes, violenta requisitoria contro i paga-
ni, Apologeticum, il suo capolavoro, appassionata difesa del cristianesimo, De te-
stimonio animae, sull'anima che è di natura cristiana, Ad martyras, lettera con-
solatoria, Ad Scapulam, contro un persecutore dei cristiani. Di carattere dottri-
nario sono: Adversus Marcionem, Adversus Hermogenem, Adversus Valentianos,
De carne Christi, De praescriptione haereticorum e De resurrectione, tutte con-
tro varie eresie. Gli scritti di carattere morale, ascetico e disciplinare sono: De
spectaculis, De oratione, De virginibus velandis, De monogamia, De corona mili-
tis. Polemista vigoroso, ai limiti del fanatismo, ha uno stile personalissimo e un
linguaggio di grande vigore drammatico.
MINUCIO FELICE
(II-III secolo). Si converte al cristianesimo e scrive un dialogo, Octavius, pacata
e serena confutazione delle accuse mosse ai cristiani.
CIPRIANO
(Cartagine ca 200 - Cartagine 258). Si converte al cristianesimo e nel 248-49 di-
viene vescovo di Cartagine. Opere di carattere apologetico sono Ad Donatum e
Ad Demetrianum. Tra le opere di carattere pastorale e dottrinario sono: De catho-
licae ecclesiae unitate, De lapsis, De bono patientiae, De habitu virginum. Ci è
pervenuto anche l'Epistolario, comprendente 81 lettere. Ha uno stile semplice e
elegante.
ARNOBIO
(Sicca III-IV secolo). Dopo averlo combattuto aspramente, si converte in età ma-
tura al cristianesimo. Scrive il trattato Adversus nationes, il più insolito degli scrit-
ti apologetici. La sua prosa è elegante e classicheggiante.
LATTANZIO
(Cirta, ca 250 - Treviri, dopo 320). Allievo di Arnobio, insegna retorica a Nico-
media, dove si converte al cristianesimo. In tarda età diviene precettore del fi-
glio di Costantino. La sua opera più importante è Divinae institutiones, esposi-
zione della dottrina cristiana in 7 libri. Altre opere sono: De opificio Dei, esalta-
zione della sapienza divina nella creazione, De ira Dei, contro la concezione epi-
curea e stoica dell'indifferenza divina, De mortibus persecutorum, sulla morte vio-
lenta dei persecutori del cristianesimo. Scrive in modo elegante, con stile limpi-
do e piano.
FIRMICO MATERNO
(IV secolo). Prima della conversione scrive Matheseos libri VIII, il più ampio trat-
tato di astrologia pervenuto. Del periodo cristiano è De errore profanarum reli-
gionum, violento attacco al paganesimo, contro cui invoca l'intervento degli im-
peratori.
PAOLO OROSIO
(Tarragona?, ca 390 - ? dopo il 418). Sacerdote spagnolo, si trasferisce in Afri-
ca presso Agostino e in seguito si reca a Betlemme da Girolamo. Scrive Histo-
riae adversus paganos, un breviario di storia universale dalla creazione al 417,
che si ispira a una visione provvidenzialistica della storia. L'opera ebbe una gran-
de diffusione nel Medioevo. Ci ha lasciato anche dei trattati sulle eresie più dif-
fuse.
SALVIANO
(Treviri, ? ca 400 - Marsiglia ?, ca 470). Diventa sacerdote e si reca a vivere a
Marsiglia. Scrive De gubernatione Dei, un trattato apologetico-polemico, in cui
difende l'opera della Provvidenza, messa in dubbio da alcuni per i mali che colpi-
scono l'impero. Ci sono giunte anche Ad ecclesiam e 9 lettere.
SULPICIO SEVERO
(? ca 360 - Prémillac, ca 415). Esercita l'avvocatura e, dopo l'improvvisa morte
della moglie, costruisce un convento a Prémillac e si dà alla vita ascetica. Scri-
ve una Chronica, sintesi di storia universale, e una agiografia, Vita sancti Marti-
ni, che ebbe grande fortuna nel Medioevo.
PRUDENZIO
(Calagurris 348-? dopo il 405). Il più grande poeta latino cristiano esercita l'av-
vocatura e ricopre importanti cariche politiche sotto l'imperatore Teodosio. Com-
pone tutte le opere negli ultimi anni della vita, dal 400 al 405. Scritti lirici: Cathe-
merinon, 12 inni per le preghiere della giornate e per le feste religiose; Peri-
stephanon, 14 carmi in lode dei martiri, la sua opera più originale e artisticamente
notevole. Opere didascaliche: Apotheosis, sulla Trinità e contro le eresie; Ha-
martigenia, sull'origine delo male; Psychomachia, poemetto allegorico; Contra
Symmachum, contro la sopravvivenza del paganesimo. La sua è una poesia dot-
ta, artisticamente elaborata e classicheggiante.
COMMODIANO
Compone Instructiones, in cui attacca giudei e pagani e presenta una serie di
consigli per i cristiani; Carmen apologeticum, in cui espone la dottrina della rive-
lazione e quella apocalittica. Il linguaggio è popolaresco, ma efficace.
GIOVENCO
(Giliberri, IV secolo). Sacerdote, vissuto all'epoca di Costantino, traspone in esa-
metri il Vangelo di Matteo, opera di scarso valore artistico, con un linguaggio mo-
dellato su quello di Virgilio.
PAPA DAMASO
(Roma 305-Roma 384). Papa dal 366 al 384, scrive Epigrammi, una serie di epi-
taffi per le tombe dei martiri, dei santi e per i monumenti religiosi. Vi si riscon-
trano purezza linguistica, reminiscenze classiche, ma mediocre valore poetico.
PAOLINO DI NOLA
(Burdigala 353-Nola 431). Dopo una brillante carriera politica, si converte al cri-
stianesimo, diviene sacerdote e poi vescovo di Nola. Ci ha lasciato una trentina
di carmi, tra i quali spiccano, per vivacità descrittiva, i 14 Carmina natalicia, in
onore di San Felice. Del suo Epistolario ci sono pervenute 51 lettere, prolisse e
ricche di artifici retorici.
SEDULIO
(IV secolo). Pubblica in Grecia il Carmen paschale, in 5 libri di esametri, sui mi-
racoli dell'Antico e del Nuovo Testamento. Compone anche 2 inni religiosi entrati
nella liturgia.
SIDONIO APOLLINARE
(Lione ca 430-Arverna ca 488). Diventa prefetto di Roma e poi vescovo di Ar-
verna. Compone 24 Carmina classicheggianti e 9 libri di Epistole. La sua opera
ha un valore letterario modesto.
VITTORE
(Marsiglia, V secolo). Compone in esametri una parafrasi della Genesi, il poe-
metto Alethìa, in 3 libri.
DRACONZIO
(V secolo). Vive a Cartagine sotto i vandali. Scrive la raccolta Romùlea, di cui fan-
no parte gli epilli De raptu Helenae e Medea. Altre sue opere sono: Satisfactio
ad Guntamundum, De laudibus Dei e la tragedia Orestes.
AMBROGIO
La vita
Sant'Ambrogio (Treviri ca 335 - Milano 397). Di famiglia senatoria cristiana, stu-
dia a Roma e diventa governatore dell'Emilia e della Liguria, con sede a Milano.
Nel 374 diviene vescovo di Milano. Uomo d'azione, conduce una decisiva lotta
contro gli ariani, si occupa dell'attività pastorale e politica, influenzando gli im-
peratori della sua epoca.
Le opere
Ambrogio scrive numerose opere di carattere esegetico, dogmatico, ascetico-
morale. La più originale delle opere di carattere esegetico è l'Hexaemeron; di ca-
rattere ascetico-morale è il De officiis ministrorum; De fide e De paenitentia so-
no di argomento dogmatico. È pervenuto anche un Epistolario di 91 lettere. Si-
curamente autentici sono 4 Inni che, ancora oggi fanno parte della liturgia cri-
stiana.
GEROLAMO
San Gerolamo (Stridone in Dalmazia ca 347 - Betlemme 420). Studia a Roma re-
torica, filosofia e letteratura; viaggia molto soprattutto in Oriente, dove vive un'e-
sperienza di eremita nel deserto della Calcide. Dopo un breve soggiorno a Roma,
come segretario di papa Damaso, si stabilisce definitivamente a Betlemme, in
un eremo da lui fondato.
Le opere
La sua fama è legata alla Vulgata, traduzione direttamente dall'originale ebraico
e aramaico dei testi sacri, l'unica ritenuta valida dal concilio di Trento. Commen-
ta anche vari libri dell'Antico e Nuovo Testamento, soprattutto sotto l'aspetto cri-
tico-filologico. Tra le opere storiografiche è da ricordare Chronicon e, tra quelle
biografiche, De viris illustribus. Importanti per la conoscenza della vita dell'auto-
re e dell'epoca storica sono le Epistole.
ILARIO DI POITIERS
Sant'Ilario (Poitiers, inizio IV secolo - Poitiers 367). Di famiglia pagana, si con-
verte al cristianesimo e diventa vescovo di Poitiers. Gli scritti più notevoli sono
di argomento dogmatico e polemico: De Trinitate, il suo capolavoro, De Synodis,
Contra Constantium imperatorem. Ci ha lasciato anche commenti ed esegesi di
passi della Bibbia e 3 Inni, i primi della innografia cristiana occidentale.
AGOSTINO: LA VITA
(Tagaste 354-Ippona 430). Agostino studia a Cartagine, dove poi insegna retori-
ca. Si dedica alla filosofia, aderisce all'eresia manichea. Nel 383 si reca a Roma
e subito dopo a Milano, dove ottiene la cattedra di retorica (384). Entra in con-
tatto con il vescovo Ambrogio, dal quale riceve il battesimo (387). Ritornato in
Africa nel 388, viene ordinato sacerdote a Ippona, città in cui fonda l'ordine che
porta il suo nome. Nel 395-396 viene acclamato vescovo di Ippona e, fino alla
morte, si dedica alla cura della diocesi, alle controversie dottrinali e alla lotta con-
tro le eresie.
OPERE FILOSOFICHE
Le più note sono i Dialoghi scritti a Cassiciaco, (Soliloquia, De Musica, De magi-
stro).
OPERE DOGMATICHE
De Trinitate.
OPERE APOLOGETICHE
De civitate Dei, capolavoro di Agostino, è una grandiosa riflessione sulla storia
universale, interpretata secondo la concezione cristiana.
OPERE AUTOBIOGRAFICHE
Confessiones e Retractationes. Nelle Confessioni, novità nel genere autobiogra-
fico, Agostino ripercorre le tappe della sua vita, affrontando i temi dell'uomo e di
Dio.
OPERE POLEMICHE
Numerosissimi scritti contro le eresie dei manichei, i donatisti, i pelagiani, i mar-
cioniti, i priscilliani, gli origeniani.
ALTRE OPERE
Ci sono pervenute anche opere morali, pastorali, esegetiche, 200 lettere dell'E-
pistolario e i Sermones.
Il giudizio critico
Agostino è l'ultimo grande autore classico, filosofo acuto e di incredibile moder-
nità, come dimostrano le sue concezioni del libero arbitrio del tempo. Le sue idee
influenzano gran parte del pensiero medievale; vi attinge la Riforma protestante
e danno inizio, per certi aspetti, alla filosofia moderna.
I TARDI PROSATORI LATINI:
BOEZIO
(Roma ca 480 - Pavia 524). Alto funzionario e consigliere del re Teodorico, è ac-
cusato di tradimento e giustiziato senza processo. L'opera più importante è De
consolatione philosophiae, un dialogo in prosa e in versi tra Boezio e la Filosofia,
che ha grande fortuna nel Medioevo.
CASSIODORO
(Squillace ca 490 - Vivario 583). Potente funzionario di Teodorico e dei suoi suc-
cessori, si ritira nel monastero di Vivario, da lui stesso fondato. Scrive Chronica,
sommario di storia universale fino al 519, Historia gothica, non pervenuta, Institu-
tiones divinarum et humanarum litterarum. Le sue 468 lettere Variae diventano nel
Medioevo un modello di stile burocratico.