Leon

8,6

1994

Regia: L.Besson

Genere: Azione

Genere: Drammatico

Genere: Romantico

CAST

Jean Reno

Natalie Portman

Gary Oldman

Danny Aiello

Randolph Scott

Keith A.

Michael Badalucco

Ellen Greene

Elisabeth Regen

Peter Appel

Frank Senger

Luc Bernard

Carl J. Matusovich



LEON
Anno 1994
Durata 105
Origine FRANCIA
Colore C
Genere AZIONE, DRAMMATICO, ROMANTICO
Specifiche tecniche 35 MM - 1:2.35
Produzione GAUMONT, LES FILMS DU DAUPHIN
Distribuzione FILMAURO (1995) - BMG VIDEO, FILMAURO HOME VIDEO
Regia Luc Besson
Attori
Jean Reno Leon
Natalie Portman Matilde
Gary Oldman Stanfield
Danny Aiello Tony
Randolph Scott Uomo di Stansfield
Keith A. Glascoe Uomo di Stansfield
Michael Badalucco Padre di Matilde
Ellen Greene Madre di Matilde
Elisabeth Regen Sorella di Matilde
Peter Appel Malky
Frank Senger Fatman
Carl J. Matusovich Fratello di Matilde
Luc Bernard Mickey
Soggetto Luc Besson
Sceneggiatura Luc Besson
Fotografia Thierry Arbogast
Musiche Eric Serra
Montaggio Sylvie Landra
Scenografia Dan Weil
Arredamento Françoise Benoît-Fresco
Costumi Magali Guidasci
Effetti Al Griswold
Trama Léon è un killer spietato ed efficientismo usato dalla mafia italiana: analfabeta, beve solo latte e vive come una talpa con la sua pianta e la sua solitudine. Ma un giorno si imbatte in Matilde, una ragazza dodicenne, figlia di un coinquilino, che vive con la matrigna prostituta, la sorellastra ed il fratellino di quattro anni. Costoro vengono sterminati, per una partita di droga trafugata dal padre di Matilde, da una squadra di agenti antidroga comandata da Stanfield un poliziotto corrotto e tossicomane appassionato di Beethoven. Adottata la ragazza, Leon ne subisce il fascino, e lei, infatuata dalla grezza semplicità e terribile efficienza di lui decide di imitarne i metodi per vendicare il fratellino, e individuato dove lavora Stanfield, riesce a raggiungerlo ma, scoperta viene condotta nel suo ufficio. Léon avvertito da un messaggio, accorre e la salva, uccidendo due poliziotti. Stanfield si reca allora da Tony, factotum, cassiere e protettore mafioso di Léon: scoperto il nascondiglio del killer, fa arrestare Matilde uscita a far la spesa. Poi gli agenti assaltano l'appartamento dell'uomo ma vengono decimati. Léon, ferito, apre un varco nel muro facendo uscire nei condotti dell'aria la ragazza. Travestitosi da agente speciale, viene però sorpreso da Stanfield, e prima di morire esplode con lui grazie ad una bomba a mano. Tony promette alla ragazza di custodire il denaro lasciatole da Leén e la consiglia di tornare a scuola, dove, accolta dalla comprensiva preside, mette a dimora la pianta dell'amico morto.
Critica "II primo film nuovayorkese dello snob francese Besson, da tempo inattivo, proseguendo nella poetica che gli ha dato gloria con 'Nikita', e formalmente molto seducente, trascina lo spettatore in un vortice di sensazioni mai casuali, gestite con un ritmo ineluttabile di cinema, muovendo un racconto variopinto, cinico, divertente e oltraggioso. Dove non solo Jean Reno, truccato alla Sergio Leone ma anche alla Salvatores, è eccezionale nel dare un'ottusa, bieca tristezza al killer che cura le piante, cucina col guanto a maialino e fa i piegamenti, ma anche l'esibizionista Gary Oldman sembra un vampiro, una scheggia freudiana impazzita; e da ex 'Beethoven' pronuncia battute di nemesi storica. Infine Danny Ajello fa l'oste mafioso e banchiere e la debuttante Natalie Portman, con tutti i suoi eccessi e le sue sgradevolezze, la sigaretta e lo sguardo obliquo, sembra nata dentro questa storia che le si attorciglia addosso. (...) Il racconto non ha cadute di tono, la cinepresa crea un'altra realtà di mali odori, carne sfatta, marciume: è l'apoteosi del mezzo cinematografico, anche a rischio di restare con la sola facciata, alla Gaudì. Nel mezzo di un inferno dl pallottole appare anche una Madonnina che eccezionalmente non piange; viene anche lei sparata." (Maurizio Porro, 'Il Corriere della Sera', 13 aprile 1995)
"Il più bel film di Clint Eastwood, Bird, era dedicato 'a Sergio (Leone) e Don (Siegel)', due figure decisive nella vita e nel cinema del regista-attore. L'ultimo lavoro di Besson non porta dediche in testa ma iscrive il suo 'padrino' direttamente nel titolo: Léon. La scena d'apertura parla chiaro: primissimi piani, Little Italy, un killer assoldato dai mafiosi, uno sguardo sull'America sovraccarico di mitologia, eccetera. Che Besson invece possa fregiarsi del titolo di erede di Leone è un altro paio di maniche." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 13 aprile 1995)
"'Léon' è, alla base un film d'amore e di sentimenti. Ma il suo universo a fumetti (guardate i primi cinque minuti, con quei dettagli ravvicinatissimi alla Liechtenstein) è attraversato dalla violenza elettrica di Gary Oldman, bravissimo e terrificante nella sua furia esplosiva come l'agente antidroga corrotto che ascolta Beethoven, si fa, strafà e diventa tutto rosso sotto l'occhio della cinepresa. E in questa fiaba nera, che usa pezzi di realismo cinematografico per comporre un racconto assolutamente irrealistico, l'incalzare continuo della musica accompagna un montaggio di precisione cronometrica e sigla l'atmosfera delle diverse situazioni: un ulteriore esercizio di stile, perfetto ma eccessivo, che si aggiunge a un film troppo stilizzato, calcolato, metacinematografico per convincere davvero." (Irene Bignardi, 'la Repubblica', 21 aprile 1995)