L'enfant - Una storia d'amore

L'enfant

7,4

2004

Regia: L.Dardenne

Regia: J.P.Dardenne

Genere: Drammatico

CAST

Jérémie Renier

Déborah François

Jeremie Segard

Fabrizio Rongione

Olivier Gourmet

Stephane Bissot

Mireille Bailly

Anne Gerard

Bernard Marbaix

Frederic Bodson

Leon Michaux

Hachemi Haddad

Olindo Bolzan

Alao Kasongo

Philippe Jeusette

Annette Closset

Marie-Rose Roland

Sophia Leboutte

Jean-Michel Balthazar

Samuel De Ryck



L'ENFANT - UNA STORIA D'AMORE
Anno 2004
Titolo Originale L'enfant
Altri titoli The Child
Durata 95
Origine BELGIO, FRANCIA
Colore C
Genere DRAMMATICO
Produzione ARCHIPEL 35, LES FILMS DU FLEUVE, R.T.B.F., ARTE FRANCE CINEMA
Distribuzione BIM (2005)
Data uscita 07-12-2005
Regia
Luc Dardenne
Jean-Pierre Dardenne
Attori
Jérémie Renier Bruno
Déborah François Sonia
Jeremie Segard Steve
Fabrizio Rongione Giovane malvivente
Olivier Gourmet Poliziotto in borghese
Stephane Bissot Ricettatrice
Mireille Bailly Madre di Bruno
Anne Gerard Negoziante
Bernard Marbaix Commerciante
Frederic Bodson Malvivente
Leon Michaux Poliziotto
Samuel De Ryck Thomas
Hachemi Haddad Portiere dell'ostello
Olindo Bolzan Commerciante
Alao Kasongo Donna all'accettazione dell'ospedale
Philippe Jeusette Ricettatore
Annette Closset Infermiera
Marie-Rose Roland Infermiera
Sophia Leboutte Ispettrice
Jean-Michel Balthazar Barman
Soggetto
Luc Dardenne
Jean-Pierre Dardenne
Sceneggiatura
Luc Dardenne
Jean-Pierre Dardenne
Fotografia
Alain Marcoen
Montaggio
Marie-Hélène Dozo
Scenografia
Igor Gabriel
Costumi
Monic Parelle
Trama Bruno e Sonia sono molto giovani e hanno appena avuto un bambino, il piccolo Jimmy. La coppia sopravvive con il sussidio percepito da Sonia e i piccoli furti compiuti da Bruno con la sua banda. Bruno si troverà costretto ad affrontare il nuovo ruolo di padre nonostante il desiderio di libertà e il suo esclusivo interesse per il denaro...
Note - PALMA D'ORO AL 58MO FESTIVAL DI CANNES (2005).
- CANDIDATO AL DAVID DI DONATELLO 2006 COME MIGLIOR FILM DELL'UNIONE EUROPEA.
Critica "Lungi dal raccontarci la storia di un mostro, i Dardenne mettono in scena un percorso morale, una redenzione (ecco perché, dove sarebbe legittimo aspettarsi di trovare ogni porta sbarrata, concedono una via d'uscita ai loro protagonisti). In questo si rivelano i veri eredi di Robert Bresson; diversissimi da lui per stile, lo emulano nel risolvere l'urgenza di un rapporto morale col mondo non predicando, ma affidandosi totalmente al linguaggio. Il vecchio maestro fu autore di un memorabile 'L'argent', rigoroso fino alla spietatezza. In un certo senso 'L'Enfant' meritata Palma d'oro a Cannes, è il proseguimento a lunga distanza di quel capolavoro. Perché la cosa più focalizzata, e più perturbante, del film resta il rapporto dei personaggi col denaro: spettro della monetizzazione universale per cui, smarrito ormai ogni rapporto simbolico col mondo, tutto è vendibile, tutto ha un prezzo; e la parola pronunciata più spesso da chicchessia è euro." (Roberto Nepoti, 'la Repubblica', 9 dicembre 2005)
"Personaggi strappati alla vita, moto perpetuo, sentimenti estremi. Sono le chiavi del cinema dei registi di 'Rosetta', e non si saprebbe dire quale venga per prima e quale derivi dalle altre. Palma d'oro a Cannes, 'L'enfant' conferma il metodo ma anche l'emozione . Non basta pedinare la realtà, bisogna caricarla al massimo, farla esplodere da dentro. (...) Finale in parlatorio, come in 'Pickpocket'. Ma con un gusto per i dettagli, il dolore, il pericolo, che fa stare col cuore in gola e dà a Bruno e Sonia, quasi due animali che comunicano a gesti più che a parole, la forza delle grandi creazioni." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 16 dicembre 2005)
"I fratelli Dardenne, belgi, baricentro del cinema all' europea senza effetti ma con affetti speciali, hanno vinto con questo film a Cannes, 6 anni dopo 'Rosetta'. I soliti. Meno male. (...) Sembra un film improvvisato, ma nulla avviene per caso, è tele-comandato dal senso di giustizia di autori che emanano profonde infelicità, chiamandoci complici e testi con la psicosomatica presenza di Deborah François e Jeremie Renier. La storia entra dentro e si pensa a quanto il cinema può oggi essere ancora utile." (Maurizio Porro, 'Corriere della Sera', 16 dicembre 2005)