Il nome della rosa

Il Nome Della Rosa

7,8

1986

Regia: J.J.Annaud

Genere: Drammatico

CAST

Sean Connery

Christian Slater

Michael Lonsdale

Valentina Vargas

Ron Perlman

Helmut Qualtinger

Volker Prechtel

William Hickey

Michael Habeck

Elya Baskin

F. Murray Abraham

Feodor Chaliapin Jr.



IL NOME DELLA ROSA
Anno 1986
Altri titoli THE NAME OF THE ROSE
DER NAME DER ROSE
LE NOM DE LA ROSE
Durata 132
Origine FRANCIA, GERMANIA, ITALIA
Colore C
Genere DRAMMATICO
Specifiche tecniche PANORAMICA, 35 MM
Tratto da DAL ROMANZO OMONIMO DI UMBERTO ECO
Produzione CRISTALDI FILM ROMA, NEUE CONSTANTIN FILM MUNCHEN, FILMS ARIANE PARIS, FRANCE 3 CINEMA, ZWEITES DEUTSCHES FERNSEHEN (ZDF)
Distribuzione COLUMBIA PICTURES ITALIA - DOMOVIDEO, GENERAL VIDEO, SAN PAOLO AUDIOVISIVI, RICORDI VIDEO, BMG VIDEO, MULTIGRAM (PARADE)
Regia
Jean-Jacques Annaud
Attori
Sean Connery Guglielmo De Baskerv
Christian Slater Adso Da Meklk
F. Murray Abraham Bernardo Gui
Feodor Chaliapin Jr. Jorge Da Burgos
Michael Lonsdale L'Abate
Valentina Vargas La Ragazza
Ron Perlman Salvatore
Helmut Qualtinger Remigio
Volker Prechtel Malachia
William Hickey Ubertino Da Casale
Michael Habeck Berengario
Elya Baskin Severino
Soggetto
Umberto Eco
Sceneggiatura
Alain Godard
Howard Franklin
Gérard Brach
Andrew Birkin
Fotografia
Tonino Delli Colli
Musiche
James Horner
Montaggio
Jane Seitz
Scenografia
Dante Ferretti
Costumi
Gabriella Pescucci
Trama Autunno 1327: tra stupende montagne innevate, nel nord Italia, sorge un maestoso monastero. Vi giunge Guglielmo Da Baskerville, francescano ex inquisitore, teologo affascinato dalla cultura e dalla filosofia: con lui c'è il novizio Adso da Melk, che segue il maestro dovunque egli vada. Nel monastero deve svolgersi un incontro tra francescani, domenicani e delegati papali: dovranno chiarire alcuni problemi di fede. Il perspicace Guglielmo però si rende conto che fra i monaci c'è tensione e paura: l'abate, dopo aver tentato di rassicurarlo che tutto procede bene, è costretto a riferirgli che un giovane monaco, ottimo miniatore, Adelmo da Otranto, è stato trovato morto ai piedi della torre del monastero: si teme qualche influenza demoniaca. Guglielmo inizia le sue ricerche per far luce sull'oscura vicenda, aiutato dal fido Adso. Ma ben presto si rende conto che alcuni monaci fanno di tutto per ostacolarlo nell'impresa o per dissuaderlo dal ricercare le cause degli eventi: c'è il vecchio mistico francescano Ubertino da Casale, il venerabile Jorge di Burgos che teme la sete di conoscenza di Guglielmo, il bibliotecario Malachia e il suo vice, Berengario, entrambi feroci custodi dei segreti del ricco patrimonio librario, tenuto gelosamente celato a chiunque. Nel frattempo viene trovato un altro giovane monaco morto, Venanzio, traduttore dal greco, amico del defunto Adelmo. Guglielmo è sempre più attratto dal mistero di queste morti e si convince che la soluzione del giallo si trova nella natura sibillina di alcuni testi molto antichi. Collabora con lui, per chiarire alcune circostanze delle morti, il monaco erborista Severino, ma Malachia e il suo vice Berengario fanno di tutto per intimorire il saggio francescano. Tuttavia Guglielmo, con il fedele Adso, riesce ad introdursi nella grande biblioteca ove sono conservati libri rarissimi, creduti scomparsi, contenenti teorie greche e latine che sembrano in contrasto con la fede cristiana. Lo studioso è estasiato, la sua ansia di sapere sembra essere finalmente appagata. Ma la morte incalza: vengono trovati i cadaveri del vice bibliotecario Berengario, dell'erborista Severino, ucciso senza pietà, e dello stesso bibliotecario Malachia. Intanto arrivano al monastero sia i delegati papali nei loro abiti sfarzosi e nel loro atteggiamento presuntuoso sia il crudele e severo inquisitore Bernardo Guy, il quale è sicuro che l'autore di tanti delitti è qualcuno influenzato dal demonio. Crede di trovare i colpevoli in Salvatore, un monaco gobbo e deforme dal linguaggio incomprensibile, in una ragazza del villaggio che veniva ad elemosinare qualcosa da mangiare in cambio di favori "particolari" verso i monaci più corrotti e lascivi ed infine in Remigio, il cellario, che faceva anche i propri interessi nell'esigere i tributi dalla povera gente. I tre disgraziati vengono condannati al rogo come eretici ed indemoniati nonostante il parere contrario di Guglielmo, che sa benissimo che sono innocenti, e di Adso, il quale si è innamorato della ragazza che gli si è concessa, attratta dall'ingenuità del giovane. Dopo aver superato trabocchetti e reticenze di ogni genere Guglielmo scopre tutto: Adelmo, la prima vittima, era entrato per caso in possesso di un libro antichissimo contenente molte teorie affascinanti ma pericolose per la fede e con le pagine avvelenate; dopo aver rivelato la sua scoperta all'amico Venanzio, si era ucciso per il rimorso di aver ceduto alle lussuriose proposte di Berengario. Venanzio muore per il veleno del libro e il suo cadavere viene occultato dallo stesso Berengario, il quale perisce anche lui per il medesimo veleno. Severino viene ucciso da Malachia perchè era riuscito, guidato da Guglielmo, ad impossessarsi del famoso libro, ma Malachia stesso viene eliminato dal veleno delle antiche pagine. Tutto l'intrigo era noto al venerabile Jorge, il quale è la persona che ha mosso tutti i fili della squallida vicenda fin dall'inizio. Guglielmo e il suo pupillo lo hanno scoperto e vorrebbero rivelarlo a tutti, ma Jorge fa in modo di mandare a fuoco l'antica biblioteca con tutti i suoi preziosi libri, letali, a suo parere, per la fede cristiana. Il saggio francescano e Adso dopo aver messo in salvo alcuni libri, riescono a scampare al poderoso incendio, nel quale perde la vita il vecchio Jorge. Dopo aver fatto preparare i roghi per i tre condannati, i delegati papali e l'inquisitore vanno via: il fuoco divampa ormai in tutto il monastero, Salvatore e Remigio vengono arsi vivi ma la ragazza, per la confusione crescente, viene risparmiata. Infatti i monaci tornano verso il vecchio edificio per tentare di salvare quello che si può e i contadini affamati arraffano e saccheggiano quello che capita loro sotto mano. L'inquisitore nella sua fuga disperata ha un incidente con la carrozza, viene raggiunto dalla folla inferocita con lui per la spietatezza del suo verdetto e scaraventato in un burrone. La pace viene ristabilita nel monastero: il fuoco ha distrutto molte cose ma i colpevoli dei misfatti non ci sono più. Guglielmo e Adso si allontanano dal luogo: il giovane decide di seguire per sempre il suo maestro, rinunciando all'affetto della ragazza venuta per salutarlo. Conserverà per tutta la vita il ricordo tremendo dell'esperienza nel monastero.
Note - PREMIO DAVID "RENE' CLAIR" 1987 A JEAN-JACQUES ANNAUD E DAVID PER MIGLIOR PRODUTTORE (FRANCO CRISTALDI E BERND EICHINGER), MIGLIORE FOTOGRAFIA (TONINO DELLI COLLI), MIGLIORE COSTUMISTA (GABRIELLA PESCUCCI), MIGLIORE SCENOGRAFIA (DANTE FERRETTI).
- L'ATTORE MICHAEL LONSDALE E' ACCREDITATO COME MICHEL LONSDALE.
- ARREDAMENTO: FRANCESCA LO SCHIAVO.
Critica "Dal libro più venduto e meno letto del mondo un drammone tetro e monotono, che ha perduto l'ironia di Umberto Eco conservandone solo la pesantezza. Disseminato di esseri mostruosi e deformi, di frequenti accoppiamenti fra campagnole e fratacchioni, di eretici bruciati in piazza, strizza l'occhio alla cassetta puntando apertamente sul giallo e lasciando (fortunatamente) perdere la filosofia". (Massimo Bertarelli, 'Il giornale', 7 aprile 2001)